Nel corso della quarta settimana di questo avvento del 2020, finiamo la costruzione del nostro presepe riciclato. Il borgo è ormai stabilmente installato sulla libreria, con le sue luci e le statuine peruviane al loro posto. Ci piace molto, qui siamo tutti molto soddisfatti dell'impresa. Ecco qualche foto:
Noterete che non c'è il tradizionale cielo stellato, ed esitiamo ancora sul mettere o meno la stella cometa. Non ci sono nemmeno gli angeli, e le statuine dei re magi nell'interpretazione peruviana portano coperte, caffè, e una gallina. C'è un aspetto molto mondano, persino incarnato, in queste case che potrebbero essere quelle di un qualunque borgo delle campagne del mio Piemonte, o di quelle della Francia in cui vivo ormai da anni, com'erano forse qualche decennio o secolo fa.
Durante gli ultimi ritocchi, mentre Giulia mette le statuine al loro posto, mi viene da pensare al freddo che può fare in campagna di notte d'inverno. Deve essere terribile e spaventoso muoversi per il mondo con un neonato al seguito, senza avere un tetto sotto cui fermarsi quando viene il buio o piove, senza coperte, senza cibo. Penso allora ai migranti che sbarcano sulle coste della nostra Europa, abbarbicata come una fortezza gelosa e imbelle, che non riesce a immaginare di avere un po' di posto da condividere. Penso alle madri che arrivano portando un neonato in braccio, un po' come in quella mangiatoia. Penso a tutti quelli che non arrivano a sbarcare, e finiscono il loro viaggio in fondo al mare.
Le rappresentazioni del Bambinello nei presepi mi hanno sempre lasciato perplesso. Gesù ha spesso le fattezze rilassate e paciose di un saggio bambino di due o tre anni, e a volte ha già persino la sguardo di un dodicenne ormai conscio del suo ruolo. Chiunque abbia mai visto un neonato, sa che invece i bambini appena nati sono spesso rossi e congestionati, grinzosi e magari pure bruttini, rumorosi e piangenti. Penso allora che c'è qualcosa da imparare dal pensare il Bambinello così, inerme e inetto come tutta la prole umana, bisognoso di tutto, e senza niente a disposizione. Niente canti gloriosi, niente certezza di gloria, solo umana debolezza.
A inizio dicembre, sotto il calendario dell'Avvento le cui finestrelle Giulia apre ogni sera quando non è troppo stravolta dalla giornata per dimenticarsene, ho appeso una poesia di un autore che ha spesso accompagnato i miei passi nel passato. Ne lascio un pezzo qui sotto ad accompagnare le foto del presepe finito, senza stella visibile e con gli angeli probabilmente lontani. È sempre un rischio rispondere al cielo. Buon Natale!
Gli angeli erano ormai lontani,
appena macchie di luce nei cieli:
non osi alcuno mai dire di Dio
dei suoi modi di svelarsi, infiniti!Ora i pastori dicevano, soli:
"Andiamo fino a Betlemme, vediamo...".
È sempre un rischio rispondere al cielo,
sapere dove il cammino ti porti!da "Natale del Signore" di David Maria Turoldo
Sergio Braguti dice
Bellissimo Presepe, bellissimo scritto, bellissima poesia finale! Bravissimo Marco!
Graciela dice
Buon Natale, Marco! A te, a voi!
ROBERTO dice
Bellissimo il presepe e l'intero post. I migliori auguri per le feste ed un caro saluto.
Matteo dice
Buon Natale Marco, a te e ai tuoi.