Sabato sera ho visto Spider-Man: Into the Spider-Verse, un bel film di animazione che presenta un'ennesima versione dell'Uomo Ragno, questa volta incarnato da un ragazzino di colore che, volente o nolente, si trova a prendere il posto di Peter Parker (perlomeno nel suo universo, e non dirò niente di più a chi volesse vedere il film). Il film mi è piaciuto molto: è animato egregiamente ed ecletticamente, con uno stile di disegno e di movimento delle scene che vuole deliberatamente ricordare i comics. Anzi, potrei persino dire che il film in realtà è un fumetto (in movimento). E poi, naturalmente, ci sono tutte le citazioni a Ragno nelle sue infinite incarnazioni, che hanno ben solleticato l'amante di fumetti che sono.
Nel corso del film, ovviamente, più di una volta torna la famosissima frase "da un grande potere derivano grandi responsabilità", quella che spesso viene identificata con le ultime parole dello zio Ben a Peter (che poi nella primissima versione a fumetti dell'Uomo Ragno la frase sia invece una riflessione della voce narrante è un'altra storia), il monito che accompagnerà Spider-Man in tutto il suo cammino per diventare un super-eroe. La frase mi è rigirata per la testa nelle ore successive alla visione del film: non tanto pensando al ragnetto di quartiere, quanto a questo articolo che avevo scritto su Borborigmi nel 2008, intitolato appunto "Da un grande potere derivano grandi responsabilità".
In quel pezzo di undici anni fa, l'Uomo Ragno era una scusa per parlare di uno dei miei mentori, una persona che ha significato molto nella mia maturazione come scienziato. Dicevo allora di lui, senza nominarlo e parlando dell'ennesima sua prova di integrità scientifica:
Ho imparato un sacco di cose da quest'uomo, ma le tre righe qui sopra sono ad oggi la lezione più grossa che mi abbia offerto. Un mondo come quello della ricerca scientifica, che pretende di potersi giudicare e valutare da solo, deve aspirare a questo genere di serietà: e che sia automatica, congenita. Perché, per dirla con l'Uomo Ragno (lo so, lo so, alla fin fine i miei riferimenti culturali sono quello che sono), da un grande potere derivano grandi responsabilità.
Ecco, mentre ieri rimasticavo la frase spesso attribuita allo zio Ben, pensavo soprattutto al fatto che, proprio un mese fa, giorno più giorno meno, la persona a cui mi riferivo undici anni fa se ne andava, portato via via da un tumore contro cui lottava ormai da qualche anno.
L'uomo da cui ho imparato molto era Bill Cleland, professore di fisica dell'Università di Pittsburg e grandissimo esperto di elettronica per rivelatori di particelle. Una persona buona e gentile, disponibile e generosa, incredibilmente competente e consapevole della bontà delle sue idee, ma sempre pronto ad ascoltare con genuino interesse le proposte anche dell'ultimo pischello come il sottoscritto. All'epoca, una quindicina di anni fa, aveva seguito il lavoro della mia tesi di dottorato - di cui era stato anche contro-relatore - con grande attenzione, pazienza e interesse. Era stato lui a scrivere una delle lettere di raccomandazione che mi avevano fatto ottenere un contratto da Fellow al CERN, e, negli anni successivi, avevamo ancora collaborato in svariate occasioni. Nel 2007 gli avevo scritto con gioia della nascita di Giulia, mi aveva riposto con gioia "being partial to girls myself!" (Bill aveva due figlie). Era poi finalmente andato in pensione, ma aveva continuato a collaborare con ATLAS da professore emerito, mettendo a disposizione la sua grande competenza ed esperienza. Lo avevo ancora incontrato al CERN fino a due o tre anni fa, quando ancora riusciva ancora a viaggiare dagli Stati Uniti nonostante la salute. L'annuncio della sua morte a fine febbraio mi ha riempito di tristezza, e mi sembra giusto ricordarlo anche su queste pagine. Bill, che era pieno di interessi e curiosità al di fuori della fisica, mi aveva raccontato che una delle figlie lavorava per una famosa casa di film di animazione: pensarlo come il mio zio Ben non è forse poi così fuori posto.
Giovanni Renda dice
Grazie per aver condiviso questi pensieri.
Buon lavoro.
Matteo dice
Sara Pichelli,
questo è il nome della disegnatrice Marvel che ha creato questo nuovo Uomo Regno. Nata a Porto Sant'Elpidio, è romana d'adozione e disegna stando a Roma, dunque quella roba sullo schermo del cinama è vicina alla nostra sensibilità più di quanto si possa credere.
Avendo vinto Golden Globe e Oscar come miglior film d'animazione, non è che le si possono fare più le pulci se non è proprio perfettamente in linea con il fumetto tradizionale; certo si può rilevare che quando lei è nata l'Uomo Ragno esistava già da più di vent'anni, e allora qualche sbavatura sta nelle cose, tuttavia questo le si può pure concedere altrimenti tutto sarebbe solo oramai una sterile replica.
Il tempo passa per tutti, anche per l'Uomo Ragno.
Stephan dice
Arrivo tardi ma la storia mi ha toccato. Mi piacciono le persone poliedriche e appassionate. Adesso vive nei tuoi ricordi.