Che il CERN sia costruito a cavallo tra la Svizzera e la Francia lo sanno tutti. Dove esattamente passi la frontiera tra questi due paesi all'interno del laboratorio, però, è un'informazione meno nota: le frontiere, spesso, non sono che linee immaginarie tracciate su una mappa. La linea che divide la Francia dalla Svizzera è segnata sul territorio da pietre di confine, che marcano sul loro lato superiore l'andamento della frontiera. Chiunque sia andato a correre nel bosco di Meyrin, proprio davanti al CERN, ne ha certamente incontrate parecchie. Quello che invece pochi sanno è che alcune di queste pietre si trovano anche all'interno del CERN.
Quella fotografata lì sopra, per esempio, campeggia in mezzo a un'aiuola davanti al Ristorante 2. A giudicare dalle date incise sul lato, bivacca in mezzo a quel prato da esattamente due secoli, anche se penso che sia stata rimessa a nuovo nel 1984. Con i lavori di costruzione del LINAC4 è stata ripulita, o meglio, è stato ripulito il pezzo di terra che la circonda. Basta un passo per passare da un lato all'altro, un passo che mi fa sentire molto fortunato, in un mondo dove molti pagano caro per poter fare un tragitto simile, con denaro, fatica, a volte la vita.
Claudio dice
"... in un mondo dove molti pagano caro ... a volte con la vita."
Egregio, entrambe sappiamo benissimo che l'uomo migra da secoli, vuoi perché alla ricerca di cibo, di condizioni migliori, vuoi perché scacciato dai territori di origine per l'invasione di altre popolazioni.
Esiste un diritto a migrare
Esiste un diritto a non dover emigrare
http://www.lastampa.it/2012/10/29/vaticaninsider/ita/vaticano/benedetto-xvi-anche-non-emigrare-un-diritto-umano-jQ1QzEE4nL6wpEmpglXLOJ/pagina.html
Non esiste il dovere di accoglimento automatico ed incondizionato da parte di uno Stato (della serie: non puoi ficcarti dentro casa mia, se io non ti ho chiamato e se non ti voglio), soprattutto se non disponi dei requisiti affinché la richiesta di asilo venga accolta, anche se arrivi in un barcone con lo smartphone in mano, rischiando la vita, per poi finire davanti a un bar a chiedere l'elemosina col berretto in mano.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/08/migranti-avramopoulos-l80-di-chi-arriva-in-italia-e-irregolare-ue-annulla-procedura-infrazione-per-raccolta-impronte/3246008/
Io non so quando sono state messe quelle pietre di confine.
Io so solo che in tempi passati, se si provava a varcare senza titolo una frontiera, si rischiava di beccarsi una pallottola in fronte.
Io so solo che gli italiani sono migrati sempre bene accolti, perlopiù in paesi pieni di opportunità/risorse da sfruttare, spesso a bassa densità di popolazione e comunque, sempre e soltanto in virtù di accordi bilaterali.
https://storicamente.org/migrazioni-prontera
https://storicamente.org/emigrazione-italiana-in-belgio
Saluti
Marco dice
Sull'ultima analisi averi da ridire, l'immigrazione italiana nel mondo non è sempre stata facile, per esempio quella nelle americhe (del Nord e del Sud) ha spesso visto un rigetto e una discriminazione non dissimile a quella che vivono gli immigrati oggi in Europa.
Visto che mi hai tirato fuori dal cappello una citazione di Papa Ratzinger, mi sento in dovere di giocarmi un più recente Papa Francesco. Anche in Curia le posizioni sono spesso diverse...
https://www.avvenire.it/papa/pagine/proteggere-migranti-imperativo-morale
Claudio dice
Le posizioni in Curia sono sempre state diverse e a mio avviso, particolarmente degne di nota sono le parole del compianto Mons. Maggiolini
http://www.repubblica.it/online/fatti/salento/vescovi/vescovi.html
Le vicende dell'immigrazione italiana abbracciano mezzo mondo ed un arco temporale di quasi due secoli. Ci sono stati episodi drammatici e ben noti (New Orleans -USA 1891, Marcinelle -B, 1956, Mattmark -CH, 1965 ... ed io, guarda un po', ci metterei anche Dacca, 2016) ma questo nulla toglie al fatto che i ns. connazionali, con il loro impegno, la loro intelligenza ed abnegazione, sono stati i promotori dello sviluppo di un intero continente: l'Australia. Essi partirono quasi sempre perché chiamati dai governi o dagli imprenditori di paesi che avevano bisogno di loro, arrivando in un contesto culturale diverso, ma non troppo diverso, da quello dal quale erano partiti. Da sempre, quelle sono le condizioni per una immigrazione regolare e benvoluta, in caso contrario - e diciamolo - si parla di clandestinità. In ogni caso, sono situazioni lontane anni luce dagli sbarchi subiti dal Bel Paese, dal 2012 ad oggi.
Egregio, noi due partiamo da punti di vista diversi. Io non voglio polemizzare minimamente, del resto questo è il suo blog, questa è casa sua e io ho troppo rispetto per il lavoro dei ricercatori del CERN e in particolare per la sua attività di divulgatore scientifico. Per questo mi sono precedentemente astenuto dal controbattere punto per punto a determinati contenuti di "informazioni di servizio pubblico".
Alla fine del suo articolo, in merito alle pietre di confine, lei ha esternato delle considerazioni gradevoli, quasi poetiche. Mi creda, quando l'Italia era diversa da quella che è adesso, capitava anche a me di fare analoghe riflessioni.
Sperando di non essere tacciato di disonestà intellettuale e di voler insinuare ... un bel niente, le chiedo: a lei è mai capitato, seduto in compagnia dei colleghi, in un tavolo del ristorante 2, LINAC4 e dintorni, di venire interrotto con insistenza al limite della molestia fisica da un venditore di fiori extracomunitario ? A me è capitato 3 volte, una a Roma, una a Firenze e l'altra a Milano, sia in occasione di una semplice (proletaria) pizza con la famiglia, che con una tavolata di compleanno con 12 persone e si figuri che in un caso, ero stato reduce da una sonora litigata con l'ennesimo parcheggiatore abusivo nordafricano piazzato in mezzo alle strisce blu.
La saluto con immutata stima
Marco dice
Penso che lei abbia una visione un po' parziale di come funzionano le cose da queste parti. Entrare dentro il CERN è affare di tessere magnetiche e guardiani alle porte, e dunque ovviamente non ci sono ambulanti all'interno. Non mancano però i venditori di fiori nei dintorni, perché la povertà e la gente che si arrabatta esistono anche nella pulitissima e ricca Svizzera, magari solo un po' più nascosta, e ovviamente e molto più palesemente nella Francia in cui vivo. Mi infastidiscono? A volte, ovviamente, a seconda dell'insistenza e del loro essere più o meno opportuni. Ma, come ho già detto altrove, cerco di evitare di fare delle mie reazioni di pelle la mia sola riflessione sociale e politica, perché le cose (e le vite, e le esperienze, e la storia con i suoi movimenti) sono sempre più complicate del poco che ne emerge dalla nostra esperienza di singoli.
Sulla diversità delle posizioni pastorali, anche qui mi è ben chiaro che ci sono e ci saranno sempre variazioni e sfumature. Papi, vescovi e prelati in fondo sono persone come tutti, e, sebbene lo Spirito, se ricordo bene, soffia un po' dove gli pare, le persone non sempre hanno le orecchie del tutto aperte.
yopenzo dice
Marco, con tutta la buona volontà e la massima apertura mentale, non riesco a vedere nessuna analogia tra le migrazioni degli Italiani, per esempio, che nel '900 viaggiarono verso le Americhe e il fuggifuggi caotico e infestante che oggi sta saturando l'Europa, statistiche UNHCR permettendo. Nessuna.
Questo parallelismo è ideologico, stereotipato, arbitrario, stantio e infine stupido, oso dire.
(Ho dimenticato anacronistico! 😀 )
Marco dice
Sei sicuro di averci messo davvero tutta la buona volontà? Mai sentito parlare del Dillingham Report, o dell'Immigration Act del 1924? Parole molto simili alle tue "caotico e infestante" venivano usate dagli americani dell'epoca per qualificare l'immigrazione italiana, da molti vista come il male peggiore. Citando Dillingham dell'omonimo report:
Per il resto ti lascio andare a documentarti, magari in una stereotipata, stantia e anacronistica biblioteca.
yopenzo dice
Be', ma tra le parole, o i proclami, sopra contingenze storiche che possono essere simili per quanto attive in epoche diverse, e la realtà che deve contraddistinguerle oggettivamente, ci può essere una grande o piccola differenza nella sostanza.
Sostanza che comunque, nel caso del Dillington che afferma: "Certain kinds of criminality are inherent in the Italian race" sono difficilmente confutabili nel contesto epocale (*race* compresa) a fronte della ovvietà di:
https://it.wikipedia.org/wiki/Cosa_nostra_statunitense
per dire: vai pure a dirglielo al Dillington di turno che ci sono pure i bravi shoeshine napoletani e le ottime colf bergamasche, sai che gli frega.
Comunque lungi da me voler intraprendere un qualsivoglia confronto aggressivo o del tipo "ci ho raggione io" con te, perché ammiro e rispetto troppo la tua intelligenza, il tuo lavoro e il tuo impegno. (parlo della Fisica ovviamente :8 )
Marco dice
Ieri mia moglie Irene ha scritto un pezzo sui passaporti, il loro ruolo e la loro storia. Mi sembra appropriato per questa discussione:
http://www.stornellidesilio.it/2018/03/09/il-passaporto-uninvenzione-opprimente/
GIGI dice
Marco.
ti prego come un amico che ti segue da tanti anni, non fare del tuo blog un sito politico. Torna a parlare di scienza.
Ci sono già infinite occasioni di parlare di politica nel WEB, mentre ce ne sono poche per parlare e soprattutto leggere di scienza con cognizione di causa.
In politica (nella rete e anche fuori) si fanno solo polemiche e non si arriva quasi mai ad un accordo.
Nella scienza l'esperimento taglia la testa al toro (a parte le teste che non voglion sentire, ma si possono lasciare da parte).
Grazie comunque
yopenzo dice
Condivido GIGI al 100%.
All'uopo, cioè volendo eventualmente Marco persistere nel fangosissimo terreno della politica-etica etc., dovrebbe dar vita a un blog parallelo a-scientifico, dove i pesci in faccia potrebbero circolare a gogò 🙂 oppure e più semplicemente sempre qui in Borborigmi, ma con post non commentabili, del tipo Così è se vi piace (e se non vi piace è così lo stesso).
Marco dice
Non ho mai pubblicato articoli su questo blog chiudendone i commenti. Ho sempre creduto che la possibilità della conversazione fosse una delle forze dirompenti del web 2.0. Negli anni molti hanno preferito chiudere e lasciare che il dibattito avvenisse altrove (sui social, per esempio), a me piace sperare che i miei lettori, quelli che si sono accampati qui per l'interesse per la fisica e che magari hanno posizioni e idee politiche diverse dalle mie, possano e vogliano esprimerle con la stesse intelligenza e onestà con cui sembrano voler affrontare le questioni scientifiche. A me interessa ascoltarvi - e rispondervi, se necessario - con la stessa pazienza e apertura che spero di riuscire a mettere quando parlo di fisica. Oso sperare che voi vogliate fare altrettanto.
Marco dice
Caro Gigi,
questo blog ha fin dai suoi albori una categoria che ho pomposamente battezzato "militanza", perché la dimensione politica del mio stare al mondo vi è sempre stata raccontata, e continuerà a esserlo, nel bene e nel male. Non pretendo che i miei quattro lettori apprezzino, approvino o aderiscano alle mie opinioni (perché di opzioni si tratta, per quanto, se possibile, documentate e argomentate), ma non voglio privarmi della possibilità di esprimerle. Non condivido la tua idea che in politica di faccia solo polemica: forse è diventato così nell'espressione dei nostri rappresentanti, ma niente impedisce a noi, qui o altrove, di cogliere l'occasione per un dibattito al contempo appassionato e pacato. Lo scopo della politica che governa dovrebbe essere non tanto l'accordo quanto il compromesso, mentre quello della discussione politica quello dello scambio e confronto di idee, che, se fatto onestamente, non può mai far male.
GIGI dice
Sono d'accordo con te su quasi tutto, mi lascia perplesso il "pacato" e sono certi toni (non tuoi) che spesso mi infastidiscono e non vorrei trovare nel blog che amo.
Capisco il tuo desiderio di esporre le tue opinioni e ascoltare quelle altrui, ma temo che sia un esercizio inutile.
Nella mia lunga esperienza di parole e quella breve di internet ho trovato molto raramente, per non dire mai, che qualcuno sia stato convinto dalle parole. Nei blog per lo più o si parlano addosso chiusi nelle loro varie bolle, o si insultano vergognosamente. Mai letto: "Hai ragione, mi hai convinto."
C'è di peggio, non bastano le parole, ma spesso nemmeno i fatti.
Sono abbastanza vecchio da aver vissuto, sia pur ragazzino, la rivolta di Ungheria del '56. I carri armati che invasero il paese e le truppe che spararono sulla folla, il sacrificio di Jan Palach che scriveva "Noi esigiamo l'abolizione della censura" e sperando di ottenerla si bruciò; tutto questo non fu sufficiente a convincere alcuni (molti).
Solo pochi ne trassero le conseguenze.
Mi spiace ricordarlo, ma due futuri Presidenti della Repubblica Italiana si schierarono a favore della sanguinosa repressione sovietica: Pertini e Napolitano, che scrisse: che non si poteva negare che "l’intervento sovietico in Ungheria, ... abbia contribuito, ... a salvare la pace nel mondo".
Io c'ero, ma questa è storia, non voglio fare nessun riferimento all'oggi e spero e prego che nessuno commenti questo mio ricordo, l'ho riportato solo per mostrare dove nascono le radici del mio scetticismo sulla capacità di cambiare opinione della maggioranza delle persone.
E' forse pessimismo dovuto all'età e all'esperienza? Chissà.
Capisco che tu non condivida questo pessimismo, come non hai condiviso le mie esperienze.
Nonostante ciò discuto di politica vis à vis, lo trovo più schietto, vedere in volto l'espressione dell'interlocutore è già qualcosa di significativo.
In internet preferisco le notizie e soprattutto quelle confermate dai fatti, tra queste (con 5 sigma) la scienza. Ti ho ricordato la mia preferenza, ma il blog è tuo e certamente puoi farne ciò che preferisci. Io preferirò comunque continuare a seguirti, astenendomi - a parte questo intervento- dalla discussione politica.
Grazie
P.S. Chiedo scusa a qualcuno per il francesismo: vis à vis significa faccia a faccia. E spero che si comprenda l'intento scherzoso di certi miei precedenti interventi.
Robo dice
Scusa Marco, non sapevo dove postarlo, che ne pensi di questo?
http://backreaction.blogspot.it/2018/03/the-multiworse-is-coming.html
Ciao e grazie
Marco dice
È uno di quegli argomenti che mi piacerebbe affrontare alla fine della serie sui parametri del Modello Standard, se mai riuscirò ad arrivare i fondo. In ogni caso, sono piuttosto d'accordo con l'analisi di Sabine.
yopenzo dice
Caro Marco, la Hossenfelder parla bene quando la leggo con gli occhi del semplice ingegnere quale sono e che si dice: bello davvero LHC, ma adesso? mentre invece parla dubbio quando la leggo con gli occhi del semplice matematico, quale avevo intenzione di diventare, e che si dice: "too good to not be true".
Siamo certo, come specie umana dedita (anche ) alla Scienza, in una interfase – scomodando quel poco di azzeccato che ha ponzato Nietsche - sia come paradigmi etici che teorici, sia come possibilità tecniche. Ed economiche.
Gli è che il tarlo dell’”irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali”, rimane a buona ragione nelle zucche di gran parte dei teorici: seguire correttamente l’evoluzione delle soluzioni delle equazioni non è affidarsi agli oroscopi. In effetti però forse è venuto il momento di scegliere, o costruire ex-novo, il percorso di equazioni da seguire. Perlomeno sino all’avvento di un teletrasporto degno di questo nome. 🙂
Robo dice
Scusa Marco se esagero non rispondermi ma ho trovato questo è mi intriga. Anche perché fatico a comprenderne le implicazioni
https://phys.org/news/2018-04-fine-structure-constant-dark-photon-theories.html
Ma ricordo parlasti di tutte le costanti che sostengono il modello standard e il disturbo che causano al senso estetico di voi fisici