Tra una decina di giorni, il 10 settembre 2016, sarò a Camogli al Festival della Comunicazione. L'edizione di quest'anno è dedicata ai 25 anni del web, e il sottoscritto ha pensato di parlare di "teorie" scientifiche bislacche, delle loro caratteristiche e del loro prosperare sulla rete. L'idea è nata da un vecchio pezzo che avevo scritto su Borborigmi qualche anno fa, e dalle molte email squinternate ricevute in questi anni in quanto "ricercatore visibile", ognuna con una teoria "rivoluzionaria" da valutare. Vedremo che cosa ne verrà fuori: se vi interessa partecipare l'evento è gratuito, ma bisogna registrarsi.
In preparazione al Festival, stanno apparendo sui giornali brevi articoli e interviste. Ecco quella che potreste leggere su La Freccia, il giornale delle FFSS che si trova sui treni veloci in Italia. Il titolo è un po' roboante, ma che volete farci?
cloc3 dice
visto che siamo in tema, e che l'attualità è particolarmente calda, la teoria bislacca che mi affascina maggiormente è la convinzione di Gianpaolo Giuliani, il famoso tecnico - geologo che si mise in luce durante il terremoto dell'Aquila, di poter prevedere i fenomeni tellurici con qualche ora o qualche giorno di anticipo con un grado sorprendente di affidabilità.
il punto è che, a mio parere, Giuliani mostrò, in quella occasione, una sensibilità e un senso di responsabilità preferibile alla cocciutaggine algida di molti ricercatori professionisti, incapaci di cogliere le specificità di un territorio che stava parlando un linguaggio oltremodo esplicito e comprensibile quasi a tutti tranne a loro ...
purtroppo, il trascorrere del tempo non è ancora stato sufficiente a chiarirmi le idee, completamente in quanto la contrapposizione che si è sviluppata successivamente mi è parsa animata troppo da risentimenti personali (da entrambe le parti).
io credo che, purtroppo, la comunicazione del dibattito scientifico è un problema annoso e controverso che non sempre è facile risolvere con delle classifiche perentorie, mirate a taggare definitivamente le ipotesi millantatorie a favore di quelle nobili e meritevoli di considerazione, ma dovrebbe condurre con umiltà le persone a cogliere la complessità del limite tra l'esperienza quotidiana della realtà e l'evidenza della teoria che la descrive in un modo necessariamente semplificato e astratto.
Sandro dice
le teorie "bislacche" ovviamente sarebbero tutte quelle che non rientrano nel S.D.I.S.C. (Sacro Dogma Inopinabile della "Scienza Ufficiale") ? 😀
Marco dice
@Sandro: sono incerto se prendere il commento sul serio oppure no (la faccina sorridente mi fa sospettare del sarcasmo), ma in ogni caso: no, perché non esiste un dogma, né una scienza "ufficiale". Esiste un metodo scientifico, che si declina in molti modi e su cui possiamo anche discutere, ma che mette alcuni paletti che aiutano a distinguere cosa può candidarsi a chiamarsi "scienza" e cosa no. Poi, siamo d'accordo, esiste anche la cosiddetta "scienza patologica", che è un altro paio di maniche e un po' più delicata da trattare (https://it.wikipedia.org/wiki/Scienza_patologica).
juhan dice
Sarebbe bello se il festival fosse trasmesso in streaming, sai per quei vecchietti lontani con difficoltà di spostamento.
antonio dice
Ciao,
non so a te, ma a me mi arriva in genere ogni paio di mesi al mio account INFN, una mail il cui oggetto è : "Your legal action is required for the physics" segue poi uno sproloquio sulle bufale della scienza ufficiale, in particolar modo di chi ha vinto il nobel recentemente.
Copio e incollo una delle affermazioni più divertenti:
"According to a theory of the modern physics pseudo-science, in one light-year thick layer of lead is absorbed only half of the neutrinos, then how is it possible to detect neutrinos and the oscillation of the neutrino? Since Takaaki Kajita and Arthur B. McDonald haven't one light-year thick layer of lead in their laboratories, therefore the discovery of the neutrino oscillations is only a scam! The neutrino is only an invented particle, which comes from the one wrong theory of the modern physics pseudo-science."
Sandro dice
@Marco, la comunita' scientifica di un secolo fa bollo' sulle prime le teorie di Einstein come fanfalucche non degne di essere prese in considerazione. Sappiamo tutti , poi, come e' andata a finire...
Marco dice
Sandro, la tua mi sembra una discreta semplificazione di come andarono le cose. Se non sbaglio, nonostante tutto, Einstein non ebbe problemi a pubblicare la sua teoria su giornale peer-reviewed. Teoria che, peraltro, faceva delle predizione testabili, cosa che resta l'elemento discriminante principe tra qualcosa che può dichiararsi scienza e qualcosa che invece resta una chiacchierata. Siamo sicuri di star parlando della stessa cosa?
antonio dice
@sandro:
La differenza sta a mio avviso nel fatto che l’idea di Einstein poggiava su solidissime strutture matematiche e si avvaleva di risultati pregressi, in più spiegava dei fenomeni a cui all’epoca non si riusciva a dare risposte soddisfacenti. Qui si sta parlando di un’altra cosa.
antonio dice
Abbiamo detto più o meno la stessa cosa...contemporaneamente... 😀
Marco dice
Comunque ho scritto un articoletto un po' più lungo su quello di cui vorrei parlare, dovrebbe uscire sabato su Alias, l'inserto del Manifesto: lo posto appena esce, spero che chiarisca meglio gli estremi del dibattito.
sandro dice
allora aspetto l'uscita dell articoletto, per "schiarirmi" le idee... o per chiarirmele ulteriormente 🙂
prolocwt dice
In tema di "comunicazione" il contributo dei fisici del Cern alla "costruzione di consapevolezza" dovrebbe partire dalle fondamenta.
Ho guardato il programma del festival e l'impressione che mi ha prodotto la definirei "mind boggling" ma ... "squinternante" .... ci sta benissimo. Non sto a dire perché. Produrebbe solo rumore di fondo.
Per arrivare a "rendersi consapevoli" di quale dovrebbe essere il contributo [a mio vedere] "fondamentalista" dei fisici del Cern ho pensato di tentare la creazione di una comunità, che chiamerei CasaRayuela.
Al momento ci si trova un primo contributo - del "mio io reale" - prodotto dal desiderio di dare un seguito "attivo" alle considerazioni di un articolo intitolato: Le foto del dolore altrui sono un debito etico.
Il trait d'union tra le foto del terremoto e i fisici del Cern, per il mio io reale, sono le foto di "eventi" rivelati in camere a bolle a fine anni Sessanta. Nel commento all'articolo sopra citato, è ovvio, questo non lo si può dire.
Per dare un seguito a questo commento diventa necessario adottare un metodo comunicativo "adeguabile" alla complessità della situazione "comunicativa"; cercherei quindi di procedere per "contributi" all'avviamento di una"comunità sperimentale".
luigi
Marco dice
@Luigi: ho rimosso i link al sito della tua iniziativa perché mi sembra che tu stia abusando di questo spazio per farti pubblicità, con un commento che va decisamente fuori tema rispetto all'articolo che dovrebbe discutere, o più in generale al blog e agli argomenti che si affrontano. Se qualcuno dei lettori fosse interessato può trovarti cercando su Google il nome della tua iniziativa. TI pregherei di non insistere, se possibile. Sulla relazione tra "foto del terremoto e i fisici del Cern" non entro, alla meglio mi sembra molto azzardata e decisamente inopportuna, ma ognuno potrà valutare da se la coerenza dell'accostamento.
antonio dice
Scusa Luigi,
con tutto il rispetto e senza alcun intento polemico, ti offendi se ti dico che non ho capito una parola?
Magari è colpa mia eh...
Però ecco, a proposito di comunicazione, magari essere un pelo più comprensibili aiuta.
Senza offesa alcuna, davvero.
prolocwt dice
E perché mai dovrei offendermi Antonio?
Anzi, sapendolo, vedrò se e come posso recuperare qualche errore.
Grazie.
cloc3 dice
@luigi
se "al momento ci si trova un solo contributo" non può esprimere la posizione di una Comunità, neppure tentata.
questo credo che sia il punto delicato nel riconoscimento di una teoria consistente da una non affidabile.
spesso, il fatto che sia illogica o che sembri astrusa è meno importante. la meccanica quantistica è senz'altro illogica e astrusa. eppure è una teoria affidabile. viceversa, le teorie di Giuliani, di cui parlavo sopra, mostrano, in apparenza un'abito affidabile, ma non hanno trovato finora un riscontro adeguato nella Comunità Scientifica.
il difficile della buona comunicazione è insegnare a valutare la qualità del dibattito scientifico che ruota attorno ad una teoria, senza adagiarsi supinamente su un principio statico d'autorità.
GIGI dice
Marco, che deriva stanno prendendo i commenti?
Ho abbandonato alcuni dei pochi blog che seguo, perché i commenti erano diventati un colloquio (spesso squinternato) tra pochi soggetti che approfittavano dei post per scambiarsi lunghe e ripetute insensataggini.
Non abbandonerò i tuoi rumori intestinali, ma puoi purgarli in qualche modo?
Marco dice
Gigi, si, se volessi potrei moderare i commenti, oppure bannare i commentatori inopportuni o cancellare i commenti sciocchi. Tempo fa ho deciso di essere piuttosto tollerante, soprattutto all'inizio, perché l'esperienza mi ha insegnato che sono spesso gli stessi lettori a "mettere a posto" chi sproloquia o si comporta male (come mi sembra stia accadendo per Luigi qui sopra). Quello che però farò sarà cancellare i link, perché spesso questa modalità di commento "fuori tema" non è altro che un modo per sfruttare questa bacheca per attirare traffico al proprio sito. Per il resto, porta pazienza...
prolocwt dice
@Marco @cloc3
Non so rispondere in modo chiaro e sintetico alle vostre considerazioni.
Scrivo quindi una specie d'introduzione all'eventuale concepimento di qualche iniziativa, per cercare di passare il testimone a chi volesse acquistare consapevolezza di "un certo tipo di comunicazione", impensabile come oggetto di un festival.
Una fonte autorevole ha affermato che internet non è quello che poteva essere, con riferimenti molto significativi e commenti di molteplici tecnici, tra i quali un ex CERN staff member [link disponibile]. Manca completamente qualsiasi tentativo di interpretazione non tecnica, cioè sociale.
Potrei testimoniare, senza alcuna autorevolezza, che a questo stato dell'arte della rete si è giunti perché "un certo tipo di comunicazione" non ha potuto farsi strada.
Non ho bisogno di fare pubblicità a nessuna iniziativa che possa andare oltre il "wishful thinking". Avrei bisogno di aiuto a concepirne una, adeguata alla complessità di un problema ... che i giovani rischiano di non arrivare neppure a percepire.
Ho vissuto esperienze che possono provare l'esistenza di "un certo tipo di comunicazione", che ha permesso ai fisici delle particelle di avviare una relazione "reciprocamente stimolante" con l'ICT [Information and Communication Technology], fin dai tempi dell'IT degli anni Sessanta [lo dice bene Paolo Zanella in una pagina, intitolata "Something useful", del sito CERN]
Con "quel certo tipo di comunicazione" ogni singola persona può contribuire a "definire un problema", in cerca di soluzioni che possano servire a collettività di persone.
In termini di "economia di mercato" si tratterebbe - se il mercato ce lo permettesse - di saper definire "una domanda" in attesa di "individuare e scegliere un'offerta di soluzione disponibile o di svilupparne una" .
Il gergo in uso negli anni Settanta descriveva tutto questo come una situazione di "make vs buy".
Il web è nato al CERN da "quel certo tipo di comunicazione", possibile solo a chi "ha saputo dotarsi di un ambiente" [o, meglio, di un "ambiente di sistema"], in grado di gestire relazioni "make vs buy", tra comunità scientifiche di utenti e sviluppatori di soluzioni tecnologiche. Oggi quelle relazioni bisognerebbe saperle gestire tra comunità non scientifiche di utenti e sviluppatori di contenuti.
Di un "ambiente di sistema" si sono dotati anche i fisici dell'atmosfera dell'ECMWF e il Consorzio di Università chiamato CINECA, emulando la Data Handling Divsion del CERN [oggi credo si chiami Research and Computing e mi chiedo perché non si chiami Research and Networking; mi chiedo anche perché il CINECA abbia ancora un pallottoliere come logo].
Potrei testimoniare che negli "ambienti di sistema" in dotazione alle comunità CINECA e ECMWF "quel certo tipo di comunicazione" non ha potuto raggiungere il livello di "openness/apertura" reso possibile dall'ambiente di sistema in dotazione alla comunità CERN.
All'alba degli anni Ottanta la nostra industria informatica nazionale acquistava pagine del Sunday Times per pubblicizzare una propria strategia volta a farla diventare "leader" dei sistemi aperti.
Si aprì allora una prima finestra di opportunità: trasferire la conoscenza di "quel certo tipo di comunicazione" da comunità scientifiche a comunità non scientifiche di utenti. C'era però un ostacolo, già impressionante nel 1983: far capire a un ambiente di produzione industriale che pensarsi "leader" dei sistemi aperti era un madornale errore concettuale.
Perché quell'errore non fu "diagnosticabile"? A quali altri errori, ancor più madornali, aprì la strada?
..... mi fermo qui ....
Può essere utile far conoscere il seguito? A chi? Con quali strumenti?
luigi - mi scuso se ci sono errori
Marco dice
Luigi, mi perdonerai, ma continuo a non capire dove vuoi andare a parare. Credo che tu debba provare a sistematizzare meglio il tuo pensiero, e soprattutto, una volta che avrai delineato meglio i contorni del tema, trovare il posto giusto e il pubblico adeguato per discuterne, che probabilmente non è sotto questo post.