In questi giorni c'è un certo fermento in un angolino della rete. Il fatto è che tra qualche settimana chiuderà Friendfeed, uno dei social network più anziani, da qualche anno di proprietà di Facebook, che alla fine ha deciso di spegnerlo definitivamente. Gli utenti che ancora popolano quella landa ovviamente non sono molto contenti.
Non voglio scrivere un articolo su Friendfeed, né un coccodrillo, né un'elegia, né una critica di quello che quel posto è diventato negli anni. Ne trovate di ottimi (e contrastanti) in giro per la rete, scritti da gente che sul quel sito ci ha passato molto più tempo di me, costruite molte più relazioni, pubblicato, commentato, litigato più spesso di quanto non lo abbia fatto io. Io di Friendfeed posso solo dire che, sì, mi sono iscritto quasi subito, ma esattamente come mi sono iscritto subito a praticamente tutti i nuovi social network che hanno aperto negli anni (ehi, ho persino un account polveroso su Ello!), più per curiosità da nerd che per vera intenzione di utilizzo. Ci importavo i tweet e il feed RSS di Borborigmi, e poco più. Quando ho deciso di mettermi a dieta da social, a un certo punto ho persino chiuso l'account, anche se l'ho riaperto poco tempo dopo per una ragione banale: le alternative erano decisamente peggiori, su Facebook c'è spesso troppa cagnara, e fare una discussione su Twitter non è esattamente facile. Invece su Friendfeed (o meglio, nella fetta di Friendfeed che vedevo e frequentavo io) c'era (c'è) della bella gente, si discute(va) con piacere (a patto di schermare i rumorosi, ma questo è facile, come - e forse più che - su Facebook e Twitter). Nella mia esperienza, su Friendfeed ci si sceglie(va) in base a affinità e compatibilità, e non invece per conoscenza più o meno diretta (come, almeno inizialmente, su Facebook) o per visibilità (come spesso su Twitter). Il che mi porta a quello che volevo dire.
"Ognuno ha la timeline che si merita" (cit. Andrea Beggi). Mi capita spesso di sentire amici e conoscenti lamentarsi di Facebook, perché "è caotico", "la gente posta roba inguardabile", "c'è troppo rumore e non si può veramente discutere". Mi sembrano affermazioni magari anche fondate (Facebook incita all'oversharing, che per definizione è superficiale) ma in fondo ingiustificate: nessuno ci obbliga a mantenere connessioni con qualcuno i cui contenuti non ci interessano, o troviamo offensivi, fastidiosi o inutili. E, nel caso di Facebook, se la trappola semantica del legame di "amicizia" ci fa esitare a rescindere la relazione virtuale, basta semplicemente silenziarne il flusso, pur mantenendone formalmente i rapporti. Io ho una certa quantità di "amici" su Facebook che ho veramente conosciuto di persona in un certo periodo della mia vita, ma le cui scorribande attuali mi interessano veramente poco. Senza molte esitazioni, li ho schermati tutti al primo post insulso, e la mia timeline è oggi (relativamente) pulita. D'altro canto, su Facebook intrattengo anche relazioni amabili e persino costruttive con persone che conosco solo virtualmente, o che ho incontrato poco più di una volta dal vivo. È una questione di scelte, ma i mezzi per depurare ci sono.
E se chiudessero Facebook? L'altro aspetto che mi ha interpellato, nella questione della chiusura di Friendfeed, è quanto deleghiamo della nostra presenza online a strutture sulle quali non abbiamo nessun controllo. Provate a chiedervi: e se chiudessero domani Facebook, o Twitter, o Tumblr, o Instagram, che impatto avrebbe la cosa sulla vostra vita? Io me lo sono chiesto, e sono per esempio giunto alla conclusione che potrei sopravvivere senza problemi senza Twitter (lo uso principalmente per condividere dei contenuti e per accedere a contenuti condivisi da altri: prima di Twitter usavo la condivisione del defunto Google Reader, oggi ci sarebbero alternative dovessero venire a mancare i cinguettii). Per Facebook le cose sono un po' più complesse: al di là dei contenuti condivisi (io non posto foto su Facebook, e tutti i miei contenuti sono ospitati altrove) e delle discussioni, resta la questione dei contatti puri e semplici. Di troppe persone non ho più (o non ho mai avuto) l'email, e con loro la messaggeria di Facebook è il modo di connessione preferenziale. Se dovessero chiuderlo, dovrei passare un bel po' di tempo a ricostruire la mia rubrica. La cosa non mi piace affatto, e forse varrebbe la pena di fare qualcosa per ovviare al problema.
Possiedi la tua identità. Quante foto hai pubblicato su Facebook (o Friendfeed, o Tumblr, o Instagram, o quello che preferisci)? Quante riflessioni? Quanti testi? Sei disposto in cambio della gratuità (e semplicità, certo!) di questi servizi ad barattare il controllo sia formale (hai letto per davvero le clausole sul copyright dei contenuti postati su Facebook?) che tecnico (che succede alle tuo foto, i tuoi testi, le tue riflessioni, se i server di Facebook/Friendfeed/Tumblr/Instagram muoiono domani?) dei contenuti che produci e condividi, che, a dirla tutta, sono pezzi di te e della tua vita? Io no (che, tra l'altro, è la ragione per cui tengo in piedi questo sito). E mi chiedo dunque: esiste la possibilità di costruire una comunità virtuale degna di questo nome (per esempio simile a quella che che conosciuto su Friendfeed) in un ambiente non proprietario, forse degno dei primi giorni di internet? C'è chi ci sta provando, ma penso bisognerebbe discutere anche (e soprattutto!) di business model e fattibilità economica (quanti utenti? Chi paga? Come? Crowdfunding? Donazioni? Quota annuale? Kickstarter?), e non solo degli aspetti tecnici.
'a dice
... se poi ci fosse qualcuno disponibile a spiegarmi ello ingaggiare semplice e in poche parole io sarei felice...
Marco dice
Non chiedere a me, fa parte della collezione di account inutilizzati (credo di averlo aperto una volta sola)...
GIGI dice
OT (da uno che ha abbandonato tutti i social): che ne è della FISICA sul tuo bel Blog?
Attendo con ansia e speranza.
Marco dice
La fisica (scritta) richiede molto più tempo che altre riflessioni 🙂 Poi se la faccio nel mondo reale, e non parlo del lavoro ma delle altre attività divulgative, per scriverla mi resta poco tempo. Comunque, il terzo capitolo dei Parametri del Modello Standard è in gestazione...
Asdert dice
Le questioni che sollevi sono esattamente quelle al centro dello sviluppo di redmatrix.me:
- "Possedere" la propria identita a prescindere dal sito che si usa per la comunicazione
- Definizione dei rapporti un po' piu' avanzata de "Amico|Sconoscituo", in maniera da permettere una effettiva selezione del "Segnale" sopra il rumore, che in questo caso è un termine molto piu' azzeccato di "Fondo" (in altre parole, anche i tuoi amici che stai mascherando potrebbero avere qualcosa di interessante da dirti, di tanto in tanto)
- Gestione decentralizzata (ma connettivita globale)
Inoltre aggiungo:
- Reale attenzione alla privacy
- Utilizzo di standard, il piu' possibile.
Purtroppo pero' l'opinione pubblica raramente premia le scelte ideologiche e tecniche, vogliamo solamente che tutti possano vedere le foto dei nostri gattini.
Michele Scarparo dice
Non c'è uscita da questa cosa: dopotutto sono molte (e anche più importanti di così) le cose che deleghiamo. Ad es: cosa c'è nelle cose che mangio? Ho (abbiamo) delegato una cosa fondamentale e poi ci lamentiamo che dentro c'è l'olio di palma o qualche composto chimico variamente esoterico.
Avendo reso le nostre reti sociali materia di business tanto quanto il nostro cibo, la via d'uscita è la stessa: avere più fornitori possibili, privilegiare se possibile i piccoli o quelli dove sia possibile avere un ruolo anche minimale nella catena di comando. Il fatto che oggi quel mercato non sia regolamentato e sia di fatto in mano a pochi, enormi produttori non ci aiuta. Bisognerà inventare anche per i social una DOP, DOCG e anche un marchio BIO, che garantiscano almeno una gestione etica dei nostri dati.
A quando una cooperativa per un facebook "locale"? 🙂
Marco dice
@Asdert: grazie per la segnalazione, non conoscevo il progetto, guardo appena posso.
@Michele: la differenza fondamentale è il pagare (o il contribuire in qualche forma) il servizio: "se è gratis, sei tu il prodotto" etc etc. Ovviamente dobbiamo delegare in moltissimi campi, ma se mangiassimo solo cibo che ci regalano per strada, che controllo avremmo sulla qualità della nostra alimentazione? E sul fatto che questo flusso potrebbe interrompersi in ogni momento? Si vota coi soldi o con il piedi, altrimenti sono altri a decidere per noi.
hronir dice
Una volta c'erano i blog, le discussioni si formavano in calce ai singoli post, nei commenti, eventualmente generando altri post su cui impostare la discussione in maniera più organica... e ci si seguiva, come noti tu e come piace a me, "per affinità e compatibilità, e non invece per conoscenza più o meno diretta".
FriendFeed probabilmente era una declinazione simile.
Io ho resistito a Facebook, e probabilmente questo mi ha fatto perdere "un po' di vita".
Oltretutto la cosa che odio di Facebook è che ti costringe ad "importunare" la persona che vuoi seguire con relazioni di amicizia, mentre su un blog chiunque può passare di lì e godere di quel che scrivi, se gli piace.
Non so se per la chiusura di FriendFeed o altro, ma, ad esempio, scacciamennule.blogspot.fr ha da poco ripreso a postare, anche tu chissà se questo post l'avresti scritto direttamente su FF mentre ora che sta morendo...
Ripartiamo coi blog? 🙂
Marco dice
@hronir (e anche @menozero, in fondo): Guarda, per me il blog (questo blog) è sempre stato il punto focale della mia presenza online (forse con una sola lieve deriva su Twitter per gli aggiornamenti in tempo reale), e, condividendo la tua visione, confinerà ad averlo. Però a Friendfeed riconosco un aspetto a volte trascurato: funzionava molto bene come aggregatore, mettendo insieme la potenza di un lettore di feed RSS con la facilità della conversazione. Stavo per scrivere che il problema è che una simile integrazione oggi te la danno solo i sistemi chiusi (Facebook, senza uscirne, e Google+ se usi Blogger), ma @menozero ha corretto al volo la mia ignoranza. Funzioneranno?
menozero dice
I blog non sono morti, e lo sforzo (non ancora facilmente disponibile, purtroppo) più interessante viene IMHO da IndieWeb https://indiewebcamp.com/
Mantenere i dati, arricchire il proprio sito di piccola semantica e spingerlo verso i social.
Gli esperimenti di commenti che in realtà sono "articoli" su altri siti con webmention (so che sono già esistite --e fallite-- alternative) sono una speranza...
menozero
.mau. dice
ello nasce per essere un social anonimo, anche se non ho mai capito come pensino di tirare fuori i soldi.
Per il resto, io (come te) pago per un sito personale dove ho i miei blog personali: è una scelta ben precisa. Resta il fatto che i blog sono morti, fors'anche perché i trackback sono stati avvelenati dagli spammatori. Quindi un conto è potersi salvare i propri testi, altro conto è riuscire a conversare: se chiudessero tutti i socialcosi mi inventerei qualcosa.
Io, nonostante abbia silenziato un tot di persone, continuo a trovare Facebook dispersivo: su Friendfeed mi ero fatta la mia timeline, nascondevo un bel po' di roba, e trovavo comunque discussioni interessanti.
hronir dice
Eh, sì, mi parlasti del POSSE Syndication Model — Publish (on your) Own Site, Syndicate Elsewhere — ma il brutto di Facebook è che, quand'anche uno condividesse lì un contenuto pubblicato altrove, per esempio su questo blog, incentiverebbe il sorgere di una conversazione (i commenti) chiusa, chiusa al recinto di Facebook (in cui io, per esempio, non ci sono, e a cui quindi non potrei partecipare).
Come dissi allora, sono più infastidito dagli stretti vincoli che le dinamiche di Facebook impongono al flusso di conversazioni. È un po' la questione pirandelliana dell'uno nessuno e centomila: non siamo mai gli stessi per ciascuno, e non certo in senso ipocrita e menzognero: semplicemente con la nonna non vorremmo esternare le stesse cose che diremmo ad un nostro collega, al quale non diremmo le stesse cose che diremmo ad un amico, etc, etc. Da questo punto di vita il web è terribile, per questo online cerco sempre di evitare ogni riferimento "reale" al mio avatar virtuale: vorrei che chi decidesse di seguirmi lo facesse per quel che scrivo/pubblico/share-o, non perché era il mio vecchio compagno dell'asilo...
Google+ da questo punto di vista sembrava poter offrire un compromesso accettabile, o quantomeno interessante da provare, per via delle "cerchie" con cui provare a "segmentare" le maschere sociali: ma questo suo pretendere nome e cognome veri per poter entrare nei giochi mi ha sempre tenuto fuori — e comunque alla fine si è rivelato un bel flop...
FreindFeed, me lo sono perso, sembrava perfetto — ma, di nuovo, il suo essere comunque un ecosistema chiuso ha fatto sì, per esempio, che io ne restassi fuori, seppur inconsapevolmente e non per scelta.
Per questo la filosofia POSSE mi piacerebbe pure, ma richiede troppo tempo e affronta una questione, quella del "possesso" dei propri contenuti, che non sta in alto fra le mie priorità, rispetto alla questione, per usare le parole di puntomaupunto, di riuscire a conversare.
Scusate lo sfogo.
Marco dice
Ora mi torna tutto... non capivo come mai non chiudesse FriendFeed... me lo chiedevo da tanto... mi sembrava veramente un residuo di uno "strato di web" ormai abbondantemente sorpassato. E abbondantemente stazionario.
Chissà se ci ricorderemo mai che fu FriendFeed ad inventare i "like", spudoratamente copiati poi da Facebook.
davide dice
Fatti un giro su red matrix, sarai sorpreso dalle potenzialità e dall'innovazione che porta con sé \o/ (ehi, è software libero!)
https://redmatrix.me
https://redmatrix.me/help/about