Sabato pomeriggio, complice un'amica di cui non farò il nome, sono sceso a visitare CMS con tutta la famiglia, pupa compresa: apparentemente le regole di sicurezza per accedere a CMS sono meno severe di quelle di ATLAS. C'erano altri amici con prole, e c'era anche A., un collega di Irene, ingegnere di formazione, appassionato di fisica per diletto, ed esperto di navi per mestiere, perché spesso la vita è strana e conduce verso porti inaspettati.
I bambini erano entusiasti, anche se probabilmente non hanno apprezzato appieno la maestà del rivelatore (che, è vero, è più piccolo di ATLAS, ma è pur sempre enorme!), le sue dimensioni, ed il fatto di essere a 80 metri sotto terra. Le bocche più spalancate era quelle degli adulti, perché avere un metro di confronto più chiaro rende questi momenti ancora più spaesanti. Inizialmente Giulia era un po' timida, non tanto per la stranezza della zona sperimentale, quanto perché tutti gli altri bambini erano un po' più grandi di lei, e, soprattutto, tutti maschi! La tensione si è però sciolta in fretta, e, passato il broncio iniziale, la serata è continuata allegra. Il suo commento innocente, alla fine della visita, è stato: "Tutti questi esperimenti mi sembrano comunque un po' difficili da capire!".
Mentre risalivamo in superficie, dopo avermi bombardato con mille domande, A. fantasticava sull'avvenire dei bambini del gruppo. Chissà come cresceranno, mi chiedeva, con genitori impegnati in un mestiere così incredibile? Saranno futuri scienziati? Piccoli geni? A pensarci bene, non ne sono sicuro. La conoscenza scientifica non si trasmette per osmosi, e il fatto di avere genitori scienziati non significa affatto che i figli ne sapranno di più degli altri bambini, o che ne vorranno seguire o imitare le tracce.
Provando a rispondere alla domanda di A., mi è però venuto questo pensiero. Al di là dell'insegnare o meno la scienza che si fa per lavoro, ci sono due cose che mi sembrano veramente importanti da trasmettere. Da una parte, passare loro il gusto del ricercare, del domandarsi senza sosta "perché?", del voler scoprire ogni giorno un pochino di più, senza accontentarsi delle risposte che ci sono già. Dall'altra, insegnare loro a utilizzare il metodo scientifico, quello che fa danzare a braccetto l'ipotesi teorica e la verifica sperimentale, senza che l'una o l'altra prenda il sopravvento. Perché, per costruire la nostra conoscenza, abbiamo bisogno tanto di una sistematizzazione teorica, quanto di solide prove sperimentali. In questo i bambini possono essere davvero bravissimi: non c'è nessuna teoria a cui siano già particolarmente affezionati da non volerla buttare via se sbagliata, e l'andare a verificare con mano le ipotesi fatte è per loro la migliore delle avventure. Riuscire a insegnare loro almeno questo, credo, può da solo dare un senso al mestiere della ricerca inutile.
Manu dice
Ciao Marco, hai come sempre ragionissima.
Lo conosci il progetto "Nei panni di un ricercatore"? Questa esperienza ha coinvolto molte delle scuole nei dintorni del CERN, coinvolgendo bambini di 9-11 anni (il sistema scolastico francese lo conosci meglio tu di me!).
Il sito è interamente in francese, ma in breve: ogni classe partecipante riceve una scatola misteriosa ermeticamente chiusa.
Gli alunni, guidati dai loro insegnanti (che a loro volta ricevono una formazione dagli ideatori del programma), devono ideare una serie di esperimenti per determinare il contenuto della scatola. Si inizia con cose semplici come soppesare la scatola, scuoterla, ascoltare i rumori, e si arriva ad usare calamite e perfino a fare radiografie. L'idea è appunto di spiegare la differenza fra il tirare a indovinare quello che c'è nella scatola, e fare ipotesi sulla base dei risultati di un esperimento.
Ogni classe posta poi idee e risultati sul blog comune. E si finisce con una visita al CERN, e una sessione (tostissima) di domande/risposte con due fisici, rigorosamente un uomo e una donna per comunicare in maniera implicita che anche le bambine possono fare le scienziate.
Bello, no?
Marco dice
@Manu: no, non conoscevo il progetto, e mi sembra un'iniziativa bellissima. Adesso lo propongo alla scuola della pupa! Servirà aiuto per organizzare le sessioni con i fisici? Per queste cose sono sempre disponibile!
juhan dice
In genere i figli non continuano il mestiere dei padri (tranne contadini e farmacisti) ma va bene così, no? Facciano quello che gli piace 🙂
Molto bella la foto.
bob dice
Non penso sia importante "passare" il lavoro ai propri figli. Penso sia importante passare loro delle passioni, passione per la ricerca, passione per uno sport, passione per qualcosa che ci fa battere il cuore. Poi loro faranno quello che vogliono.
Isapinza dice
Potrei anche odiarti per questo post 😉
Oviamente scherzo, però la prossima volta che mi farò i 635 km ( più o meno ) spero di essere più fortunata 🙂
Beppe dice
Giulia è favolosa, chissà cosa farà da grande?
Sono d'accordo con te, una mente scientifica non necessariamente si eredita geneticamente o si può trasmettere per osmosi l'interesse per la ricerca.
Ho due figli ormai grandi. Ricordo che quando erano piccoli ascoltavano le mie descrizioni delle stelle, del mondo fisico e dell'approccio scientifico alla risoluzione dei problemi. Non avendo le tue conoscenze e le tue doti divulgative (che ti invidio tantissimo) dopo un po' si annoiavano.
A distanza di anni, ormai hanno superato l'adolescenza da un paio di lustri, ho avuto il piacere di vederli appassionati di fantascienza (quella di Bradbury Heinlein Asimov and company..), mi correggono su questioni scientifiche e mio figlio più grande ha un comportamento simile al mio nei confronti di sua figlia (che pressapoco ha l'età di Giulia). Sono già soddisfatto di questo...
cla dice
La conoscenza scientifica non si trasmette per osmosi è vero, ma la curiosità si trasmette, si impara e si respira a casa. Garantito da figlia di scienziati 🙂
E tua figlia è uguale a te! L'ho già scritto un'altra volta nei commenti.. ma la foto è davvero impressionante!
Manu dice
@Marco: non so se il progetto è ancora attivo, ma ti posso mettere in contatto con chi lo ha gestito...e poi ovviamente una visita la possiamo organizzare facilmente (e siamo già un maschietto e una femminuccia 😉 ). Continuiamo via mail!
C'è stato anche il progetto "Disegnami un fisico", meno strutturato ma ugualmente interessante (e rivolto anche a bimbi più piccoli): in un primo tempo si chiede agli alunni di disegnare, appunto, un fisico, e di scrivere un paio di righe che descrivano cosa fa un fisico; poi si porta la classe in gita al CERN, intervista ai soliti due fisici maschio & femmina inclusa. Ritorno in classe, e nuovo disegno. Esilarante.
Se ti interessa ho fatto un talk su questo progetto per uno dei corsi di comunicazione dell'INFN, e ho una compilation dei disegni più significativi, te lo mando (o lo condividiamo qua).
Manu dice
@juhan: ho fatto un gran sorriso al tuo commento, dato che son figlia di farmacista e sono finita a far fisica! 😀
(ma mia sorella ha fatto farmacia, dunque tutto ok!)
juhan dice
@Manu: io che sono un contadino ho fatto ingegneria. Concordo la mia teoria è stata falsificata, più volte (2 per adesso).
Claudio dice
Bella gita sicuramente ma secondo me ALICE e' il più' bello da visitare 🙂 Vero Manu? 🙂
Quel progetto per bambini e' bellissimo, lo propongo ai miei contatti che insegnano alle elementari.
Manu dice
@Claudio: pffffffffffffff
Un po' concordo...però il cuore batte forte quando ritorno nella caverna di ATLAS. Sono i momenti in cui mi pento un po' di aver lasciato l'esperimento...
Claudio dice
@Manu: concordo, il primo "amore" non si scorda mai ed in ogni caso il mio giudizio è sicuramente di parte. Se vuoi il commento si lega più che altro con il percorso per visitatori che, nel caso di ALICE, spazia su più livelli e punti di vista mentre per vari motivi non è sempre possibile con ATLAS e CMS. ATLAS adesso è il mio esperimento preferito per ovvi motivi 🙂
Matteo dice
"Tutti questi esperimenti mi sembrano comunque un po' difficili da capire!"
Come al solito, come sempre!, quando passa la carrozza reale, a constatare che il re è nudo è un bambino, mentre gli altri adulti sono intenti ad essere ammirati dei magnifici colori dell'abito.
E ci dovrà essere un motivo, un invariante universale, per cui questa scena si ripete sempre uguale.
Chissà se nella fiaba poi il re viene deposto.
isapinza dice
Marco, hai visto questo?
http://news.papadakis.net/showcase/the-large-hadron-collider-popup-book-the-higgs-edition/
( scusa ma non sapevo dove postarlo)
Marco dice
@Isa: si, certo, conosco bene. 3 anni fa ne avevo messa in palio una copia:
http://www.borborigmi.org/2010/07/31/il-libro-pop-up-di-atlas-per-chi-trova-cosa-disse-il-fisico-misterioso/
(anche se quella che linki è una nuova edizione)
Sara dice
Ciao, ho scoperto per caso il tuo blog cercando informazioni sulla facoltà di fisica che prima o poi vorrei fare essendo appassionatissima! Bello, ho già letto un po' di post!
Domanda: si può visitare il CERN, in particolare uno o entrambi gli acceleratori di particelle? Se sì quando e come? E' uno dei piccoli grandi sogni che ho nel cassetto!
Grazie!
Marco dice
Ciao Sara, si, certo che si può! Qualche tempo fa avevo scritto un breve compendio a proposito:
http://www.borborigmi.org/2012/01/26/vademecum-per-venire-a-visitare-il-cern/
È più o meno tutto ancora valido. Se riesci a venire prime di Novembre potresti riuscire a scendere un una zona sperimentale sotterranea, dopo saranno inaccessibile perché l'acceleratore riprende le attività.
Sara dice
Che bello,
grazie mille!!!
Mi informo subito tramite i link che hai postato!