Nell'ultima puntata abbiamo discusso di sciami e calorimetri adronici. Verso la fine, accennavo al fatto che in fondo misurare adroni non è di per se molto interessante, perché quello che veramente ci serve è rivelare la produzione di quark, che sono (per quello che ne sappiamo oggi) elementari.
Il problema è che i quark non possono essere mai osservati da soli, come si può fare per esempio con elettroni e muoni. Perché? Le ragioni vanno cercate nel particolare tipo di interazione che i quark subiscono. I quark sono carichi elettricamente (sebbene abbiano una carica frazionaria rispetto a quella dell'elettrone) e subiscono dunque l'interazione elettromagnetica, mediata dai fotoni. Sono anche soggetti all'interazione debole, quella responsabile tra le altre cose dei decadimenti radioattivi, e dunque, tramite lo scambio di bosoni W o Z, si trasformano gli uni negli altri. Ma sopratutto, i quark subiscono l'interazione forte, quella che li tiene impacchettati insieme dentro a protoni, neutroni e in generale agli adroni, interazione che è mediata da quelle particelle che chiamiamo gluoni.
L'interazione forte è una forza molto particolare, che si comporta in modo abbastanza diverso dalle altre che abbiamo menzionato. Ha infatti la caratteristica bizzarra di diventare più intensa quando due quark si allontanano, e più debole quando si avvicinano. Immaginate i quark come tenuti insieme da elastici, la cui tensione aumenta se tentate di separarli, e diminuisce se li avvicinate. L'interazione forte si comporta dunque in modo opposto per esempio dall'interazione elettromagnetica, che diviene più intensa se avvicinate due particelle cariche, e più debole quando le allontanate. Le ragioni di questo comportamento sono troppo complicate per essere discusse qui (la cosa ha a che fare con il fatto che i gluoni hanno anche loro una "carica forte", un po' come se il fotone fosse anch'esso elettricamente carico), ma hanno delle conseguenze interessanti.
La prima conseguenza è che i quark sono sempre richiusi all'interno degli adroni: questa proprietà si chiama appunto confinamento. La seconda conseguenza è quel fenomeno che avviene quando tentate di separare due quark. Siccome l'intensità dell'interazione diventa sempre più forte, a un certo punto, mano a mano che i quark si separano, la densità di energia accumulata tra i due quark diventa tale da condensare in una coppia di nuovi quark, riconducendo il sistema a un insieme di adroni dove i quark sono di nuovo confinati. Se ripensate all'analogia dell'elastico, è come se a un certo punto la tensione diventasse talmente forte da rompere l'elastico, e come se alle estremità dei due monconi, rilassati dopo la rottura, apparissero due nuovi quark a chiuderne gli estremi. Questo fenomeno si chiama adronizzazione, e funziona più o meno così:
Se i quark prodotti inizialmente hanno abbastanza energia, prima di adronizzare perderanno un po' della loro energia in modo non troppo diverso da quello che fanno gli elettroni quanto producono un sciame elettromagnetico: emetteranno dei gluoni, che a loro volta potranno produrre delle coppie di quark-antiquark, o persino degli altri gluoni. Questo fenomeno si chiama sciame partonico:
E, un po' come un fotone può produrre uno sciame elettromagnetico, anche un gluone può produrre una sciame partonico.
Se adesso mettere insieme l'effetto dell'adronizzazione e quello dello sciame adronico, potere immaginare il caos provocato dalla produzione di un quark o di un gluone in una collisione tra due protoni: inizialmente il partone produrrà uno spray di quark e gluoni, che a un certo punto iniziaranno a condensare in uno spray di adroni. Qualcosa del genere:
Ognuno degli adroni nello spray, una volta arrivato nel rivelatore, lascia la sua traccia caratteristica, e in genere crea uno di quegli sciami adronici di cui abbiamo parlato nella puntata precedente. Il quark o il gluone iniziale si manifesta dunque come la sovrapposizione di svariati sciami adronici, a seconda di come sono evoluti lo sciame partonico e l'adronizzazione: vi lascio immaginare il caos. Il risultato finale è quello che in gergo chiamiamo un jet, che assomigliano a qualcosa del genere nei rivelatori (in verde il calorimetro elettromagnetico di ATLAS, in rosso quello adronico):
Nicola dice
questa cosa dell'adronizzazione mi suona completamente nuova O_o
Corro a documentarmi!
Gabriele dice
Ciao Marco, molto chiara questa spiegazione dello sciame partonico come analogo di quello elettromagnetico. Sei molto bravo a rendere semplici cose complicate.
C'e' una domanda che sorge spontanea leggendo il post: anche se non e' possibile osservare quark isolati se provengono da un adrone perche' e' piu' favorevole la produzione di una coppia di quark e antiquark, dovrebbe ancora essere teoricamente possibile osservare un gluone da solo, come un fotone. O no? Cioe', c'e' un problema di energie, che' quelle che lo libererebbero sono troppo lontane dagli acceleratori che esistono oggi, oppure c'e' proprio qualcosa di intrinseco nel modello standard che vieta ad un gluone di avere una breve esistenza solitaria?
Marco dice
@Gabriele: hai perfettamente ragione, la produzione di un gluone (o più gluoni) è assolutamente possibile, e avviene continuamente. Ma come in quark, per ragioni analoghe anche se lievemente diverse, non li puoi osservare da soli, per cui alla fine rivelano la loro presenza con dei jet proprio come i quark.
salvadori gianfausto dice
dov'e finita la sesta parte?
Marco dice
@Gianfausto: All'inizio di ogni articolo c'è sempre un link a precedente, per cui dovresti riuscire a navigare all'indietro. Ma in ogni caso, è qui:
http://www.borborigmi.org/2012/06/04/rivelatori-di-particelle-a-lhc-sesta-parte-i-calorimetri-elettromagnetici-di-atlas-e-cms/
kp dice
Ciao, sto leggendo tutte le puntate (ho da poco scoperto il tuo blog, a spizzichi e bocconi me lo sto leggendo un po' tutto, sei comunque finito nei miei feed RSS :^) ).
Volevo solamente segnalarti che la scritta (continua) al fondo dell'articolo non presenta il link alla puntata successiva.
Grazie del lavoro che fai! :^)
Marco dice
@KP: messo a posto, grazie.