Durante la pausa africana ho fatto un passo avanti nel progetto di lettura di tutti i romanzi di fantascienza che nel tempo hanno vinto sia il Premio Hugo che il Premio Nebula. Questa volta il mio compagno di viaggio è stato The Windup Girl di Paolo Bacigalupi, uno dei romanzi più recenti a entrare nella categoria: è stato infatti pubblicato nel settembre 2009, entro la fine dell'anno aveva già vinto il Nebula, mentre l'Hugo è arrivato nel 2010.
In qualche modo, la lettura si è rivelata appropriata all'ambiente tropicale. The windup girl (che potremmo tradurre in la ragazza a molla) è ambientato in Thailandia, in un futuro prossimo decisamente distopico, se non post-apocalittico. Il riscaldamento globale ha fatto innalzare il livello dei mari, il picco del petrolio è passato e non ci sono più fonti di energia basate su combustibili fossili (con conseguenze interessanti, ma anche fastidiose per un lettore che sia anche un fisico: ci torno tra un attimo), l'ingegneria genetica e le biotecnologie pervadono tutti gli ambiti della quotidianità. È proprio lo sviluppo incontrollato delle tecnologie genetiche ad aver causato i disastri a cui la Thailandia sembra per ora essere sopravvissuta, ma che hanno devastato nazioni e culture nel resto del mondo. La produzione del cibo è controllata da multinazionali agroalimentari, che hanno il potere di veri stati-nazione, forza militare inclusa. Intere comunità sono state cancellate da batteri e virus di sintesi, usati più o meno deliberatamente come armi biologiche, e dall'azzeramento della biodiversità naturale. La Thailandia continua a reggersi grazie a una rigida politica di controllo della diffusione degli organismi geneticamente modificati, ma non è immune a infiltrazioni da parte degli uomini delle compagnie agroalimentari. La ragazza a molla è Emiko, un donna di sintesi, appartenente a una specie quasi perfetta di nuove persone, organismi creati a tavolino per soddisfare le fantasie più abiette dei proprietari. Il protagonista del libro, un infiltrato delle compagnie agroalimentari in Thailandia, e dunque in qualche modo un "cattivo", finisce per prendersi cura di Emiko, e per accompagnarla nel suo percorso di liberazione, da oggetto a persona.
The windup girl è un romanzo che parla di nicchie (più o meno naturali), e si come sia difficile sopravvivere se la nicchia per cui si è adattati (o progettati) sparisce, o muta. Parla di evoluzione e adattamento, su tutti i piani possibili. Si è rivelato un romanzo violento, intenso, coivolgente, per certi versi molto vicino al cyberpunk, con la genetica e la bioingegneria al posto dell'informatica. Bacigalupi, l'ho scoperto nell'intervista al fondo del libro, è un esperto di culture orientali, e questa familiarità rende l'ambientazione asiatica molto credibile. Insomma, mi è piaciuto molto, e ne consiglio la lettura. Caldamente.
Anche se c'è almeno un aspetto che non mi ha completamente convinto. Come dicevo, nel mondo di The windup girl non ci sono più fonti di energia tradizionali, tanto che tramite l'ingegneria genetica sono stati portati in vita bestioni derivati dagli elefanti ma simili a dinisauri, i megadonti, per poter utilizzare la loro forza muscolare per produrre energia. Tutta questa energia viene immagazzinata in molle (da cui l'allusione alla creatura che da il titolo, creatura che essendo artificiale è "a molla", e che, per ragioni da scoprire leggendo, si muove anche a scatti come un pupazzo meccanico), molle che devono avere delle costanti elastiche sempre più grandi per poter garantire di essere caricate fino a tensioni immense. Una branca della bioingegneria è persino dedicata allo sviluppo di nuovi materiali per queste molle, che sono onnipresenti: nei motori dei mezzi di trasporto, a far girare le dinamo per produrre energia elettrica, nei calci delle pistole come propellente per i proiettili. Quest'idea, per quanto interessante, mi è sembrata un po' debole. Certo, è possibile immaginare di utilizzare sistemi meccanici per immagazzinare energie, ma le molle, anche quelle fantascientifiche, non mi sembrano certo la scelta migliore. In un mondo in cui la bioingegneria può produrre materiali adatti questo tipo di dispositivi, sarebbe certamente anche possibile costruire accumulatori chimici altrettanto efficienti, per accumulare direttamente energia elettrica. Batterie, insomma. Che poi le si carichi con i megadonti invece che bruciano petrolio, poco importa. Al limite, volendo necessariamente usare delle soluzioni meccaniche, perché non pompare l'acqua in altura (come già si fa nelle attuali riserve idroelettriche), o comprimere gas? A volte, fare lo scienziato di mestiere può rendere la lettura meno divertente. Sono troppo pignolo?
Bigalfry dice
In effetti l'idea delle molle è quantomeno curiosa... considerando che si parla di tecnologie genetiche avanzatissime... però sembra interessante....
Nicola dice
beh ci sono alcuni esempi di energia immagazzinata meccanicamente, vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Flywheel_energy_storage
cmq mi sa che lo leggero' 🙂
Marco dice
@Nicola: si certo! Sono le molle che tra tutte le soluzioni meccaniche mi sono sembrate le meno efficienti.
Matteo dice
Dunque.
Allo stato attuale, gli accumulatori a volano, vengono usati generalmente per lo storage energetico a brevissimo termine (i KERS delle F1 funzionano così...)
No, ha proprio poco senso...
E' molto pittoresco, per carità (anche l'idea dei dinosauroni che spingono la ruota, come muli postmoderni che spingono un mulino), però molto poco pratico ed efficiente.
Così, di primo impatto, mi verrebbe in mente, vista e considerata l'infinita disponibilità economica delle food corporation, e i grandissimi progressi nella scienza dei materiali, tali da permettere la realizzazione di molle rigidissime (nanotubi di carbonio?), una serie di pannelli solari orbitanti...
Mattia dice
Capita spesso anche a me di leggere o spesso di vedere film o serie TV in cui in alcune azioni/metodi/procedure di laboratorio si fanno cose a dir poco allucinanti e per niente vere... I miei amicini dicono che sono un scassa balle e che non mi godo la visione/lettura...
Ma che ci vuoi fare...
Max dice
A dire il vero, se non ricordo male un accumulatore a volano è usato in ambito produttivo.... se lo trovo lo riporto.
Credo che sia una tecnologia estremamente interessante; mancano purtroppo ancora i materiali adatti per un uso "reale", ma prima o poi ci si arriverà.
Anche l' aria compressa è stata utilizzata, anche in ambito automobilistico (che fine abbia fatto poi non si sa....), anche se credo sia meno efficiente scaldandosi durante la compressione.
Max
Mattia dice
p.s. Hai ricevuto la mia mail per il materiale che mi servirebbe per il mio "discente"?
Marco dice
@Mattia: ricevuto, ricevuto. Prima o poi rispondo... 🙂
rodi dice
Sono curioso di leggere il tuo giudizio di sciwnziato pignolo quando leggerai "Universo Incostante". TRoverai una fisica strepitosa!
Giovanni dice
@marco:
Dove sta l'energia in una molla compressa? Se non sbaglio, e' immagazzinata nelle nubi elettroniche degli atomi che la compongono, costretti a stare piu' vicini che non a riposo.. vincendo quindi la repulsione coloumbiana (correggimi se dico castronerie). In tal senso le molle attuali sono piuttosto limitate, ma nulla vieta di immaginare materiali artificiali iper-rigidi tali che possano accumulare grandi energie con piccole deformazioni
Marco dice
@Giovanni: certo, ed è così nel romanzo. Ma il problema non è tanto ipotizzare l'esistenza di nuovi materiali con coefficienti elastici fantascientifici, quanto il fatto che se hai la tecnologia per sviluppare questi materiali, probabilmente ce l'avresti anche per altri sistemi più efficienti (pannelli solari, batterie, etc).
Gabriele dice
Questa storia delle molle mi ricorda tantissimo il classico di Philip Dick "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", anche li' ci sono tante idee futuristiche interessantissime, tra cui che le specie animali quasi tutte estinte, per cui chi vuole un animale se lo fa costruire meccanicamente (vero e' troppo costoso), con molle, viti e bulloni, e anche dove quando si rompono si muovono a scatti. E' un'idea strana dato che la pelle e il viso e i moscoli sono riprodotti cosi' bene in cultura... infatti tutto questo nella versione hollywoodiana, Blade Runner, scompare.
Claudio_E dice
Ok, ammettiamo che accumulano energia, ammettiamo pure che lo facciano in modo perfettamente efficiente, ma l'energia che accumulano da dove la prendono? Dai Megadonti? E i megadonti, per spingere quelle molle, devono a loro volta accumulare un'energia almeno pari a quella che accumulano le molle (se non superiore, se le molle non hanno un'efficienza perfetta), e come la accumulano, mangiando erba? Cioè la macchina Megadonte è più efficiente della macchina molla? Dovrebbe essere così per assicurare un bilancio energetico positivo, altrimenti si consumerebbe più energia per nutrire i Megadonti di quanta se ne produrrebbe con le molle e sinceramente faccio fatica a crederlo... Poi magari mi sfugge qualcosa
Marco dice
@Claudio_E: beh, è qui che entrano in gioco le compagnie agroalimentari (dette appunto "calorie companies"). Ma sono d'accordo, strettamente parlando il sistema è certamente inefficiente: questa inefficienza è ben descritta nel romanzo, che di fatto descrive una situazione di scarsità energetica. Occorre però una buona dose di sospensione dell'incredulità per accettare che quella scelta - date le condizioni iniziali - sia veramente la soluzione migliore (che è in fondo la mia critica).
Claudio_E dice
Beh, però così già è più interessante, se l'autore ne è consapevole, descrive un mondo in cui le scelte sociali sono prese non per il benessere sociale, ma per alimentare i profitti di alcuni, che poi è un'allegoria dell'attuale sistema capitalistico...
linuser dice
A proposito di Blade Runner , a sottolineare che anche nel campo della fantascienza c'è chi ha l'occhio lungo dal punto di vista scientifico e chi invece si lancia in ipotesi molto poco probabili se non completamente assurde , ho trovato interessante l'ascolto di un servizio del TG RAI Leonardo sugli effetti biologici dell'assenza di gravità ( http://leonardo.blog.rai.it/2012/02/07/puntata-di-martedi-7-febbraio-2012/ ) . In pratica gli esperimenti effettuati sui moscerini della drosofila in un ambiente del tutto simile a quello della ISS hanno dimostrato che gli effetti fisiologici dell'assenza di gravità o della microgravità vanno ben al di là delle "macro" disfunzioni organiche : anche la codifica dei geni o di alcuni geni per così dire "sballa" causando danni e disfunzioni molto ben più gravi.
La scoperta non è di poco conto poiché potrebbe letteralmente distruggere il sogno di un equipaggio umano su Marte e/o in generale distruggere i sogni dei viaggi spaziali. Il servizio conclude con una chiusura lapidaria quasi rafforzando l'ipotesi che la vita terrestre come la conosciamo possa esistere stabilmente solo ed esclusivamente sulla terra : la vita sarebbe cioè legata indissolubilmente alle condizioni di gravità terrestri.
Dopo questa conclusione mi è saltato subito in mente BladeRunner e di conseguenza la piena convinzione che chi ha concepito il concetto dei replicanti , geneticamente "costruiti" per affrontare i viaggi spaziali , per operare in ambienti ostili e per terminare la loro vita operativa in un determinato tempo, non potesse non avere conoscenza o al limite avere intuito _anche_ gli effetti più profondi della gravità sulla fisiologia degli esseri viventi.
Idem per chi ha concepito la serie Star Trek in cui l''Enterprise spende parte dell'energia prodotta per la generazione su tutti i ponti di un campo gravitazionale del tutto simile a quello terrestre.
Skarn dice
@linuser
In Blade Runner gli androidi erano costruiti per servire gli umani e lavorare al loro posto, nell'ambito delle colonie extra-mondo (se ricordi, anche nel film c'è la pubblicità per l'emigrazione nelle colonie). Quindi anche gli esseri umani normali vivono lontano dalla terra. E con questo nulla voglio togliere ne al libro ne al film, amo profondamente entrambi.
In Star Trek c'è una ragione profonda per la scelta di avere un campo gravitazionale artificiale sulla Enterprise...
Il fatto che con i budget dei telefilm negli anni '60 non avevano certo i soldi per girare un'intera serie in assenza di gravità simulata 🙂
enricomariam42 dice
Il fatto che con i budget dei telefilm negli anni '60 non avevano certo i soldi per girare un'intera serie in assenza di gravità simulata
.. che ha prodotto interessanti espedienti come il teletrasporto, utilizzato per non dover girare scene di attracco/atterraggio con modellini...
A difesa del libro (che leggerò) si può sempre ipotizzare, come succede, che non abbia vinto la soluzione ottimale ma quella più "commerciale".
Carlo dice
Con Forever War di Haldeman vai sul sicuro, gran bel romanzo. 🙂
Dos dice
le molle sembrerebbero una citazione sulla falsariga di Steamboy e del genere fantascientifico dello Steampunk . se in questi romanzi si immagina una realtà alternativa dove il vapore muove ogni cosa , qui il tuo autore ha usato le molle . scientificamente sono entrambi inverosimili ma questo capita sempre : prova a calcolare il bilancio energetico di Matrix o dell'Enterprise ...........
Claudio_E dice
@ Dos
beh no, l'enterprise ha un motore a materia-antimateria, ovvero il motore con un'efficienza quasi perfetta (ovvero trasforma quasi tutta la materia in energia, cosa che succede solo in piccola parte, per esempio, con la fissione nucleare) e considerato il rapporto di conversione tra materia ed energia (c^2) e le dimensioni dei cristalli di antimateria, l'enterprise ha, praticamente, a disposizione una riserva di energia infinita
Marco dice
@Claudio_E: al limite l'unico problema è come fanno a tenere i cristalli in magazzino, e quanta energia gli costa. Per non parlare della loro produzione, a meno che abbiano trovato miniere di antimateria. Ma allora con cosa scavano? 😉
Claudio_E dice
allora, ho fatto qualche ricerca, visto che non ricordavo perfettamente il sistema 😀
i reagenti sono deuterio e antideuterio, sono entrambi contenuti in capsule a contenimento magnetico dalle quali partono i flussi di materia e antimateria attraverso condotti a costrizione magnetica. i Condotti arrivano nei cristalli di dilitio (materiale che non reagisce con l'antimateria) che costituiscono le camere di reazione, i cristalli rallentano l'antimateria e quindi permettono una reazione controllata. A questo punto i reagenti si annichiliscono e formano l'electro-plasma che alimenta tutti i sistemi della nave, compresi i propulsori a curvatura.
L'antimateria la trovano in una specie di miniera (una concentrazione di antimateria anche prevista da alcune teorie) 😛
Dos dice
@Claudio_E
è proprio un problema di bilancio energetico , tempo fa lessi un libro che analizzava tutte le innovazioni fantascientifiche di star trek e si metteva in luce come l'enterprise consumasse troppa poca antimateria : non c'è solo il motore a curvatura ma anche quello a impulso , i replicatori di cibo , i teletrasporti , ecc, ecc.. . fu calcolato che dovevano usare almeno 3 gr. di antimateria al secondo e questo per viaggi molto lunghi equivale a portarsi dietro un container attaccato alla nave . nei film si vedono le capsule che contengono l'antimateria e sono moolto piccine e va anche detto che non hanno mai spiegato da dove la ricavano perché attualmente con gli acceleratori si converte energia in antimateria . pure in star trek si parte dal presupposto che il nostro universo è fatto di materia , l'antimateria è rara... permane questa asimmetria quindi per produrne così tanta serve un artificio che equivale a trasformare il motore materia-antimateria nei nostri motori a idrogeno .
Claudio_E dice
se mi dici che è stato fatto un calcolo allora concordo con te, ma dubito che tutti i sistemi della nave possano consumare tutta quella energia (1 g = 25 GWh, ovvero la potenza di 2 bombe atomiche), però non ho idea di quanto possa consumare un motore a curvatura, evidentemente moltissimo e lo immagino... quindi anche star trek non rispetta il bilancio energetico, peccato 😛
p.s. ricordo di aver visto in biblioteca un libro intitolato "la fisica di star trek", lo devo recuperare 😉
Dos dice
chiedo venia , se ricordo bene il consumo di 3 gr al secondo era una delle tante specifiche scritte dagli pseudo ingegneri di star trek , assieme alla temperatura di 4 milioni di kelvin e la pressione di 200000 atmosfere dentro al nucleo del reattore , all'electroplasma che poi non si capisce bene come faccia a fare funzionare ogni altra apparecchiatura della nave : sembra tanto un ripensamento di un reattore nucleare in chiave futuristica ma rimane un mistero cosa accade al difuori di nucleo di curvatura mentre invece con le centrali anche la gente comune sa che il calore serve a creare vapore per fare girare le turbine .
ecco perché alla fine è tutto irrealiatico , si salvano pochi romanzi di fantascienza hard che cercano disperatamente di restare coerentemente realistici a discapito di altri elementi narrativi.