Amedeo Balbi si chiede oggi sul Post "A che serve la scienza?". Forse, come dice Riccardo, oggi in Italia si hanno altri pensieri per la testa per aprire un dibattito sull'argomento, ma se non ora, quando? In più Amedeo pensa a una discussione potenzialmente anche lunga, dunque poco importa se il primo mattoncino lo si mette fuori oggi o tra una settimana.
A suo tempo avevo scritto un articolo lunghetto sull'argomento, pomposamente intitolato "Le ragioni della ricerca inutile", il cui punto fondamentale è riassunto da questo paragrafo:
[La domanda] "tutto questo, a cosa serve?", nella maggior parte dei casi vuol dire in realtà: "Quale problema che affligge l'umanità in questo momento storico sarà risolto dai risultati di questa tua attività dall'aria così complicata?". E ovviamente, se questo è il senso profondo della questione (e lo è, purtroppo, nell'80% dei casi) l'unica risposta possibile è: "Nessuno". O "niente", se restiamo sulla prima formulazione della domanda. A che cosa serve la ricerca fondamentale? A niente. La ricerca fondamentale non fornisce nuove forme di energia, non costruisce nuovi mezzi di comunicazione, non sintetizza vaccini per malattie incurabili, non allunga la vita media della popolazione, non rende il tuo bucato più bianco. La ricerca fondamentale è - solo ed esclusivamente - il mestiere di capire.
Per il resto vi rimando alla lettura completa di quel pezzo, che rispecchia ancora oggi il mio pensiero. Ma riassumendo: la scienza è in primo luogo un prodotto culturale umano, prima di essere un metodo efficace per migliorare le nostre condizioni di vita. In questo senso domandarsi "a che cosa serve" non è probabilmente corretto o persino lecito, perché, come scrive Amedeo oggi:
(...) non sempre la domanda è posta con neutralità, o con benevolenza. A volte è fatta da qualcuno che deve decidere se e quanto sia il caso di investirci, nella scienza: un politico, un finanziatore. A volte chi ti chiede a che serve la scienza non è semplicemente curioso di ascoltare la risposta: sta proprio mettendo in dubbio che serva a qualcosa.
Ma se questo è il caso, mi domando allora se valga la pena di rispondere. Perché da una parte è certamente necessario porsi domande del tipo "ha senso in questo momento storico e per le condizioni politiche, economiche e culturali di questo specifico paese, finanziare questo tipo di ricerca, del tutto o in alternativa a queste altre, e perché?", ma occorre riconoscere onestamente che si tratta di qualcosa di piuttosto diverso dal chiedere "a che serve questo tipo di ricerca?".
Erik dice
"La ricerca fondamentale è - solo ed esclusivamente - il mestiere di capire."
Non si può fare senza prima aver capito. Ecco perché la ricerca è fondamentale.
Non nego però di essere in difficoltà ogni volta che provo a spiegare perché sia giusto finanziare il CERN che in fondo si occupa di autoscontri tecnologicamente avanzati 😉
Purtroppo molta gente si rifiuta di comprendere tutto quello che esula dalla propria esperienza diretta di vita.
Sai cosa diciamo spesso qui in Valle d' Aosta? "Bien faire et laisser dire"...
Buon lavoro a tutti quelli che si occupano di scienza.
Mauro dice
Beh, a chi ti chiede perché finanziare il CERN, puoi rispondere che...
...senza il CERN (e laboratori simili) buona parte dell'elettronica che si sfrutta quotidianamente o non esisterebbe o sarebbe molto più arretrata
...parte della ricerca nucleare fatta in questi laboratori ha anche aiutato a capire come usare le particelle in campo medico
...i materiali sviluppati per gli esperimenti hanno poi migliorato tanti prodotti quotidiani.
...ecc., ecc., ecc.
😉
Saluti,
Mauro.
Erik dice
Grazie per l' appoggio Mauro! Sono proprio gli argomenti che uso per cercare di convincere i miei interlocutori, ma spesso si finisce in un vicolo cieco.
Non sai quanta gente è convinta che siano solo imprenditori "visionari" come Steve Jobs ad "inventare" la tecnologia, come fossero maghi che estraggono le loro creazioni dal cilindro...
Gaetano dice
Il mio dubbio è un pò diverso... Io sono sicuro che la ricerca serve, è il modo di indirizzare i fondi che mi lascia perplesso. Quando si tratta di tanti soldi, come per il CERN, forse la domanda diventa lecita. Siamo sicuri che una tale mole di risorse, sempre nel campo della ricerca, non potesse essere meglio utilizzata?
Max dice
Gaetano,
e chi decide quale sarebbe il "miglior utilizzo delle risorse" ? Io ? Tu ? Il politico di turno che ogni 4 parole che dice fa 3 strafalcioni ? L' impiegato del catasto ? Il Mago Zurlì ?
La ricerca (fondamentale e non) secondo me è come un labirinto; sbatti la zucca contro i muri molto spesso, ma prima o poi l' uscita la trovi. Se non ci provi, non sbatti la zucca ma nemmeno trovi l'uscita.
Ovvio che, se non te ne frega nulla dell'uscita, alias sei un topo in gabbia che si accontenta della sua rotella per correre e di 3 pasti al giorno, va tutto bene anche così....
Max
Gaetano dice
@Max,
tutto vero potrei sottoscrivere ogni parola di quella che dici...
forse ci vorrebbe solo un pò di sincerità! Il problema è che tutte le volte che si vuole ottenere un ok fa capolino il "piazzista". Sono rimasto sconcertato dalle ultime dichiarazioni in cui si è praticamente rinunciato alla ricerca del bosone di Higgs, perlomeno io le ho lette così.
Rex dice
"Non si può fare senza prima aver capito."
Parole che andrebbero scolpite nella pietra!!! Nella sua semplicità questa frase cattura perfettamente l'essenza del rapporto tra scienza di oggi e tecnologia di domani, senza dover stare ad elencare le ricadute pratiche (tipo GPS, memoria flash, etc.) di certe ricerche che fino a pochi decenni fa sembravano assolutamente campate in aria.
paopasc dice
Non vorrei che fosse come l'analogo esistenziale: ma qual è il senso della vita? La ricerca può servire a tutto o a niente, sta di fatto che senza cultura, in generale, non saremmo chi siamo. Se poi uno ne vuol fare un discorso pratico e dire: sì, ma almeno eliminiamo la ricerca inutile, spiegherei a questo signore che la ricerca inutile, a tutti gli effetti, forse non esiste, perchè spesso è proprio dal distrarsi con altre ricerche che nascono le risposte ai quesiti della natura.
My_May dice
Per me questa è una domanda filosofica che ha qualche parentela con domande del tipo: perchè viviamo? Perchè esiste qualcosa invece di niente? ecc..
In un certo senso, più pragmaticamente, io mi chiederei se esiste una parvenza di "gerarchia" tra le attività umane. Ammesso che genericamente la scienza sia una di queste attività, la domanda che mi pongo è se essa è più importante di altre. Proprio in fase di ristrettezze economiche quindi la domanda è se la fase di ricerca scientifica è gerarchicamente superiore alle altre.
La risposta non può essere semplice. Forse ci troviamo nel caso caotico dei tre corpi lasciati alle reciproche attrazioni gravitazionali. Se volessimo tirare ad indovinare, mettendo sul piatto solo qualche variabile nota e costante, la scienza è gerarchicamente più importante, ma c'è almeno una variabile, non nota e tanto meno costante, che fa sballare ogni previsione. Questa è l'applicazione futura della possibile scoperta dovuta alla ricerca scientifica. Non possiamo sapere infatti se ci sarà un'utile applicazione e nemmeno se ci sarà una scoperta.
Se invece non siamo ancora arrivati a questo punto, il conoscere, benchè possa risultare inutile al fine della applicazione, sarebbe la più alta espressione dell'umanità... soddisfazione che potrebbe essere simile (non certo equiparabile) all'orgasmo, per chi vive bene la vita sessuale, o simile alla bevuta della famosa tazzina di caffè.
La conoscenza quindi è un piacere che può essere utile. Che sia un piacere è assodato, non sappiamo se potrà essere utile; noi lo speriamo! Far conciliare infatti il piacere all'utilità credo sia da tutti auspicabile.
In caso di ristrettezza economica però i conti sono questi:
io ho 100 euro al mese e devo mangiare e pagare le spese minime. Mi ritaglio però due euro per un gratta e vinci e due euro per un libro.
Queste 4 euro potrebbero essere mal investite, infatti potrei fare una spesa necessaria in più. Se io però mi faccio mancare il voler capire (il libro) e il sperare (gratta e vinci) ho praticamente eliminato tutti i piaceri della vita umana. Volerli "tagliare" significherebbe voler annientarsi.
Il problema sta sempre, e chiaramente, nella misura. Quanto tagliare e dove tagliare?
Come è deleterio la carenza (il taglio netto di una spesa anche solo presunta inutile) è deleterio l'abuso. Fare troppa scienza e spendere denaro per sapere, che ne so, quale carta igienica risulta la più morbida al sedere, potrebbe risultare troppo. Forse sarà anche vero che qualche culetto rimarrà contento da questa ricerca, però ci sarà un limite, no?... 🙂
Amedeo Balbi dice
Ciao Marco,
condivido completamente il tuo post precedente (che, peraltro, all'epoca devo avere sicuramente letto, ma gli anni passano e la memoria è labile, per cui hai fatto bene a risegnalarlo). In effetti, anch'io, se mi si chiedesse una risposta secca, risponderei semplicemente "non serve a niente!" (l'ho anche fatto, in qualche caso). Quello che vorrei fare sul Post è provare a allargare un po' il discorso, e la domanda di partenza è più che altro un pretesto per ragionare un po' sul ruolo della scienza. Grazie! A.
Max dice
A che serve un film ? E la televisione, nel 99% dei casi ?
E, a questo punto, a che serve un vaccino ? Con la selezione naturale alla lunga si ottiene di piu.
Chi fa questo tipo di domande è di solito qualcuno ligio al detto :
CHI NON FA NON SBAGLIA
Anzi, oltre a non sbagliare può anche permettersi di criticare chi, facendo, sbaglia ogni tanto. Contro la frase di cui sopra non c'è difesa, è indiscutibilmente vera.
Max
Fabiano dice
@Max: il detto che riporti è apertamente in contrasto col punto 9 del manifesto apparso in un precedente post di Marco. 🙂
Max dice
Ops.... devo essermi perso qualche seduta importante del parlamento, allora 🙂
Willy dice
Se ci fossimo incontrati davanti ad una birra ti avrei sicuramente domandato qualcosa sull'utilità della scienza fondamentale: quanta paura hai che quello che si scoprirà venga usato male? Hai presente Einstein, Fermi, Oppenheimer.....
riccardo da parigi dice
Grazie per la citazione 🙂 Non intendevo che non si dovesse fare "ora", ma che io ero (e lo sarò ancora per qualche giorno) troppo occupato, nel tempo in cui non faccio scienza, a seguire l'evolversi della situazione politica per contribuire al ragionamento!
Ora vado, leggerò il tuo vecchio post quando torno, dopo una giornata di inutile scienza fondamentale! 🙂
Netstrike dice
Tutti i giorni ognuno di noi si misura con "ragionamenti astratti" ed ognuno di loro ha una sua più o meno utilità che si rifletterà nella nostra vita. Ma dato che è una prassi normale della nostra vita o meglio, è un meccanismo automatico del nostro cervello non ci facciamo caso.
Cosa ci fa porre quindi la domanda "a che serve?" ?
Facile, quando questi ragionamenti astratti, non sono frutto della nostra mente (abituata a ragionare su cose di utilità personale) ecco che scatta la molla del "perchè" o del "a cosa serve". Se poi aggiungiamo il fatto che, solitamente, a queste domande è associato un elargimento economico solitamente attinto dalle tasche altrui ecco che la domanda acquista un certo spessore.
Alla fine dei giochi la domanda "a cosa serve la scienza" è in realtà un modo carino per domandare "perchè spendere soldi?".
Ora, normalmente, quando andiamo in qualsiasi negozio, dando soldi si riceve un bene. Generalizzando il discorso, dando soldi alla scienza quale bene mi si dà in cambio? A questa domanda non è facile rispondere... anche perchè la percezione dell'utilità di un bene è soggettiva (a meno di cose fondamentali quali: ossigeno, acqua e cibo).
Ed è qui il nodo fondamentale del problema... Al di fuori dello stretto necessario alla sopravvivenza chi può dire cosa sia utile o quanto sia utile? Dato che nessuno di noi può dare una risposta oggettiva credo proprio che non esista una risposta quindi la domanda semplicemente non andrebbe posta perchè non c'è una risposta univoca.
( Un po come nel film wargames, quando il computer, dopo aver provato tutte le mosse possibili del tris [poi anche della guerra termonucleare globale] si accorge che non giocare è la soluzione perchè non ci potrà mai essere un vincitore)
Giuseppe Nicosia dice
In realtà quella che è ricerca pura oggi, domani potrebbe avere applicazioni pratiche. Potrebbero passare anche decenni o secoli prima che questo avvenga. Ma la scienza funziona così e serve anche per essere lungimiranti.
oca sapiens dice
@Marco D.
Se la domanda fosse "A che serve la cultura?", la risposta sarebbe "A capire" lo stesso.
Anche a me capitano interlocutori che mettono in dubbio che la scienza serva a qualcosa, di solito non ne tollerano i risultati. Rif. l'evoluzione o il clima.
@Erik
"autoscontri"
In effetti... Chi diceva "The difference between men and boys is the price of their toys"?
@Willy
"Einstein, Fermi, Oppenheimer"
Non avrà più più morti sulla coscienza l'inventore del coltello?
Per me, è un sollievo sapere che ci sono posti civili, non militari, dove saggiare - e sbattere contro - i limiti della tecnologia o della teoria e raccontarlo a tutti.
Penso come My May. Deve essere un piacere sentirsi parte di una specie che usa la propria intelligenza per capire il mondo in cui sta. Altrimenti non mi spiego la protesta mondiale quando la NASA aveva voluto mandare Hubble in pensione.
JoN dice
Beh come dire... vuoi toglierci l'ossigeno che ci serve per respirare?
Questo è per noi la scienza...
Davide dice
Ciao Marco,
concordando pienamente con http://www.borborigmi.org/2008/11/12/le-ragioni-della-ricerca-inutile/ trovo comunque che un articolo come quello di Amedeo Balbi non aiuti a spiegare al macellaio perché "si fa scienza". Io la metteri così:
Il movente e lo scopo della scienza non è (e non deve essere) l'utilità [perché solo così c'è libertà nell'indagare tutte le strade possibili]. Questo non vuol necessariamente dire che la scienza poi non si riveli utile o generi "utilità" (anzi).
ciao
d
Max dice
Mah, io penso che invece lo scopo della scienza DEBBA essere l' utilità, anche se a lungo termine e non certa, almeno se non autofinanziata da chi la fa o da chi è abbastanza curioso da finanziarla.
Che piaccia o meno, questo taglia alcune delle strade "possibili", quelle che al momento sembrano le meno plausibili, ovviamente.
Certo è che piuttosto che buttare soldi in carri armati o regalare l'8 per mille alla chiesa, li "butterei" molto più volentieri nella scienza.....
Max
Davide dice
...nel qual caso cancellerseti d'un sol colpo tutta la ricerca (esclusa quella "applicata" che ... non e' ricerca). Tanto per chiarirmi: non avere utilita' non significa non avere un fine.
Max dice
Forse mi sono spiegato male.... non ho assolutamente detto (e non lo penso) che la ricerca debba portare ad un profitto immediato. Questo è impossibile salvo rari casi.
Nemmeno che ci sia la "certezza" di un profitto più o meno futuro.
Sto solo dicendo che è ovvio, umano e utile privilegiare una ricerca che lascia intravedere un' applicazione possibile nel futuro.
Il fatto dei neutrini iperluminali chiaramente NON darà un profitto a breve e nemmeno a medio termine, ma "potrebbe" aprire delle immense porte nel futuro, il che giustifica l'investimento senza ombra di dubbio. Idem per i risultati dell'LHC sul bosone di higgs.
Ci sono a mio parere ricerche che palesemente porteranno a poco o nulla, e quindi vanno messe in coda rispetto ad altre, tutto qua.... che ti piaccia o no, non viviamo in un mondo utopico e la pecunia scarseggia dappertutto, quindi una scaletta di precedenze bisogna pur farla. Sta poi a chi si cimenta in un settore di rendere visibile l'utilità della sua ricerca.
Altrimenti, su che base daresti i finanziamenti ? a capocchia ? per simpatie politiche, cosa che purtroppo avviene molto spesso ? facendo un referendum ?
Oppure in base al numero di persone che si occupano di una certa ricerca ? A questo punto dovresti dare soldi a pioggia alla fusione fredda, cosa che non avviene.
Non esiste un modo semplice, e qualcuno lo si scontenta sempre, ma BISOGNA stabilire una scaletta di precedenze, e lo si può fare solo con criteri oggettivi.
Max
Davide dice
Posso dire con buona approssimazione che la fisica che si studia ad lhc non aprirà nessuna nessuna porta nel futuro... non c'è una singola applicazione che preveda l'utilizzo del bosone di higgs o dei neutrini superluminali.
Questo non vuol dire che il percorso che porta a questi studi non generi della tecnologia che verraà appplicata, se non subito, nel giro di una decina d'anni.
riccardo da parigi dice
Ho riletto oggi un commento ad un mio articolo recente su iMille a proposito dell'ultimo Nobel per la Chimica
http://www.imille.org/2011/10/nobel-per-la-chimica-2011-una-lezione-per-tutti/
che diceva: "Ma i quasicristalli a cosa servono?" cui ho risposto:
"la risposta alla tua domanda (e anche a quella “implicita”) è in questo paragrafo:
“Il Nobel viene quindi assegnato per la scoperta di qualcosa che prima non sembrava possibile, indipendentemente dai suoi risvolti tecnologici (i quasi-cristalli intermetallici sono particolarmente duri e hanno insolite proprietà di trasporto ma non per questo è stato assegnato il premio), ma per aver aumentato la nostra conoscenza su come può essere fatta la materia che ci circonda.”
può bastare? a molti sì, bisogna però lavorare affinché "basti" anche a chi deve finanziare la ricerca.
Io però approfondirei il senso di quando si dice "a cosa serve" ...
Max dice
@Davide : beato te che hai certezze simili.... io personalmente non ne ho.
Intanto, per quanto riguarda il neutrino superluminale, se fosse vero significherebbe molto probabilmente che della fisica attuale conosciamo solo la punta dell'iceberg e, visto quello che siamo riusciti a fare in pochi decenni con la punta, mi immagino il resto. Pochi nanosecondi su 700 Km di distanza sembrano insignificanti, ma a questo punto viene da pensare a possibili comunicazioni a distanza superluminali, una volta scoperto l' inghippo, e questo se permetti sarebbe un balzo immenso anche dal lato tecnico.
Ovviamente, non da qui a 10 anni, e probabilmente nemmeno a 50 anni.
Per il bosone... intanto, capire COSA fornisce massa alle particelle (bosone o altro) potrebbe fornire spunti a tante applicazioni. Anche qui, molto probabilmente non a breve, ma mica dobbiamo misurare i tempi delle cose sempre con la nostra vita media.....
Max
edoardo k.Strukelj dice
da completo ignorante in materia scientifica ,mi chiedo semplicemente: esclusa la ricerca scientifica volta al beneficio del'umanità ,che senso ha tutta questa ricerca ,quando una buona parte della scienza spende e spande nella ricerca di armi sempre più letali ,tali da generare un autodistruzione della vita su questo pianeta. A cosa serve studiare tanto per distruggere tutto ,non sarebbe meglio che quel genere di scientifici si prendessero il veleno per collazione,e finissero di creare incubi nel genere umano? grazie !
Marco dice
Edoardo,
Quando dici "una buona parte della scienza spende e spande nella ricerca di armi sempre più letali" hai delle cifre che possa supportare questa affermazione? Quanto è "una buona parte"? Quanto spende? Mi trovi certamente contrario alle spese militari, ma una valutazione così approssimata e puramente emotiva non aiuta certo a capire e discutere, ammesso che sia questo il tuo scopo.
Pietro De Salvatore dice
Come si misurano le cose ? se il metro è un invenzione ! E il peso? Se giustamente faccio un giorno di 24 ore vivo il doppio! E L invenzione della parola ? I numeri le leve ! Le leggi dell ovvio ! Una mela che cade gravità! La studi una vita ! Ma non è vera le stelle lo dimostrano! Questa società viene dall’ uomo primitivo? ?? Vorrei capire discuterne
Marco dice
Non sono certo di capire tutto del tuo commento, Pietro, ma su un punto mi permetto di risponderti: quasi tutte le unità di misura (basate su aspetti legati alla dimensione specifica della terra o al suo movimento) sono arbitrarie, ma questo non vuol dire che le quantità che misurano non possano essere apprezzate in relazione una rispetto all'altra. La matematica (e le scienze che la usano, come la fisica) è la scienza dello stabilire relazioni, poco importa il nome che diamo loro. Il periodo orbitale di Marte è circa 1,88 volte più lungo di quello della Terra, e questo a prescindere che lo misuri in giorni (terrestri o marziani), settimane o picosecondi.