La prima giornata della Lomonosov Conference, giovedì, ha portato notevoli miglioramenti rispetto al primo impatto. Sarà il fatto che in serata ha piovuto, abbassando la temperatura di almeno 5 gradi; sarà che il buon Reza (il collega srilankese di cui parlavo ieri) mi ha gentilmente regalato un paio di tappi per le orecchie; sarà che al tavolo della "pausa té" della conferenza ho trovato un barattolo gigante di Nescafe, e dei crackers dal gusto squisitamente anonimi: insomma, le cose sembrano mettersi la meglio qui a Mosca. Fa persino molto bello, ma io starò tutto il giorno chiuso nell'aula magna dell'Università, e in questo eccesso di ottimismo fingerò di ignorare le previsioni disastrose per la serata.
La Moscow State University ha sede in uno degli incredibili palazzi staliniani che dominino la città. Da fuori, ha l'aspetto impressionante di un palazzo imperiale adornato d'oro e marmo, con l'unico dettaglio delle stelle rosse e falce-e-martello che spuntano dove uno si aspetterebbe doccioni e cariatidi. All'interno, l'impatto è misto e conflittuale: tutto da l'impressione di essere (stato) grandioso e lucente, ma al suo picco di splendore circa probabilmente 60 anni fa. Palchetti di legno in ogni aula; epperò il palchetto non è stato lucidato probabilmente dal 1991. Corridoi e scaloni immensi in marmo colorato, adornati da impressionanti colonne; epperò pochi e tristi tubi al neon a combattere a stento un lotta impari con la semioscurità diffusa che fa sembrare tutto abbandonato, nonostante i locali siano invece pieni di gente.
Il programma della conferenza - e la sua attuazione nelle sessioni che ho seguito finora - segue uno stile che mi dicono essere squisitamente russo. Ovvero, i talk sono organizzati apparentemente a caso, e sforare abbondantemente con i tempi è la norma. Nella stessa sessione - che dura sempre almeno un'ora più del previsto, uno può sorbirsi a distanza di pochi minuti un sommario dei "Recent Results from HERA" (misure sperimentali) e tentare senza successo di imparare qualcosa sulle "Electrowak interactions witour Gribov ambuguities" (polpettone teorico con una densità di formule prossima a quella delle stelle di neutroni). Nessuno qui ha ancora ben capito quale sia il criterio si associazione utilizzato. Le teorie che vanno per la maggiore sono due: i talk sarebbero messi in fila secondo l'ordine temporale con qui gli organizzatore hanno ricevuto gli abstract; oppure, il mix selvaggio servirebbe a garantire che tutti partecipino a tutte le sessioni, senza possibilità di scampo.
Per un fisico sperimentale come me, se la cosa peggiore di una conferenza "mista" sono i talk teorici incomprensibili come quello che citavo poco fa, la cosa migliore sono invece i talk teorici in cui lo speaker è così bravo da darmi l'illusione di capire qualcosa. Nella giornata di ieri ce ne sono stati due in particolare che mi hanno colpito. Il primo, intitolato "A new look at some general puzzles of Universe" ("Universe" senza l'articolo "the", l'autore era russo e dovete immaginare il titolo pronunciato con un forte accento), tentava di rispondere alla banale domanda "che cosa è successo prima del Big Bang?" con un'ipotesi fantasiosa ma intrigante. In sostanza, quelle che appaiono come singolarità della Relatività Generale in 3 dimensioni spaziali (come appunto il Big Bang nel contesto dell'evoluzione dell'universo) potrebbero essere interpretate invece come la transizione da un spazio con un numero di dimensioni topologiche inferiore a uno con un numero superiore. Ovvero, il nostro universo sarebbe esistito prima del Big Bang, ma con sole 2 dimensioni spaziali e una temporale. Il bello è che un'ipotesi del genere, per selvaggia che possa sembrare, avrebbe delle conseguenze testabili. L'altro talk teorico interessante riguardava il trattamento delle oscillazioni dei neutrini nella MQ e nelle Teorie Quantistiche di Campo. La cosa più interessante è stata però la parte delle domande, quando a un collega che voleva sapere se "i leptoni carichi (elettrone, muone e tau, ndr) oscillano (come fanno in leptoni neutri, i neutrini. E perché in effetti non dovrebbero?)" lo speaker ha risposto lapidario: nulla impedirebbe che lo facciano, ma in pratica non succede, perché l'oscillazione perde immediatamente coerenza a causa della grande differenza di massa. Ah, ecco, non c'è da preoccuparsi.
All'ingresso dell'edificio in cui pranziamo ci sono un metal detector e due guardie in divisa, immagino messe li per controllare tutti quelli che entrano. In realtà il metal detector suona sistematicamente a ogni persona che passa, che sia un fisico delle particelle carico di zainetto con computer portatile, o una leggiadra studentessa russa poco vestita e senza borsa. Le guardie si limitano a osservare indolenti, forse rassegnate, e lasciano passare tutti senza un gesto. Per un attimo ho immaginato che il metal detector non suoni nel caso qualcuno passi con qualcosa di veramente pericoloso, ma non credo sia una teoria molto credibile. Un collega che ha speso la settimana precedente alla conferenza in vacanza a Mosca mi dice che tutti i metal detector della città sembrano comportarsi nello stesso modo, e così le guardie. Dovrei provare a entrare al Kremlino con un coltello di ceramica nelle mutande per testare la mia ipotesi, non fosse che le guardie sembrano tutte giovanissime e piuttosto corpulente.
A pranzo il mio vocabolario di russo è cresciuto enormemente: ho mangiato "kartoshki" (patate lesse) e "ryba" (pesce), ma al posto delle patate avrei potuto persino avere avere del "ris" (riso). Non ho imparato il nome della zuppa fredda acida con pezzi di oggetti-morti-non-meglio-identificati che ho ingurgitato chiudendo gli occhi, ma non lo considero un problema, perché non credo la mangerò mai più in tutta la mia vita. La caffetteria è allegramente decorata con tavolini plastica rossa della Coca-Cola, che ben si intonano a pareti e pavimenti in marmo imperiale. "Adin" (un) "malinskia" (piccolo) "espresso" (caffè) mi ha procurato una mezza tazzona di un caffè dignitoso, fatto con una vera macchina. Sono a posto.
Come accennavo, in serata il tempo è cambiato. Quando finalmente l'ultima sessione in stile russo è finita (dovevano essere le 18:30, eravamo in ritardo di più di un'ora) e siamo usciti dall'università, pioveva. Ottimo, visto che era previsto il giro in battello sul fiume. Tra le nebbie della Moscova abbiamo piacevolmente pasteggiato sotto coperta, finalmente bevuto vodka accompagnata da caviale, e visto parte dello splendore del centro di Mosca dietro lo sfondo di un cielo plumbeo. Del gruppo di musica tradizionale che tentava di farci ballare al suono di balalaica non vi dirò nulla. Circa 4 ore dopo siamo stati liberati: svegliati i giapponesi che da tempo sonnecchiavano a poppa, siamo tornati all'albergo in pullman. Avendo smesso di piovere, quest'ultimo giro è stato persino più interessante! Intorno a mezzanotte ho ancora ringraziato Reza per i tappi e mi sono addormentato, questa volta indossando dei boxer: la temperatura è scesa, ma mica poi così tanto. Domattina (cioè la mattina di oggi quando scrivo) si va a correre.
(L'immagine della MSU è di Eldar, usata con licenza Creative Commons)
Silvia dice
lol! mi piacerebbe sapere qualcosa in più sul gruppo tipico che suonava la balalaica...... ahaha grazie comunque per il consiglio dei tappi per le orecchie, per quando un giorno (spero non lontano) visiterò Mosca! 🙂 have fun!
LGO dice
Ecco, cosa c'era prima del Big Bang è più o meno è quello che mi chieveda il mio seienne ma non so se riesco a spiegargli questa cosa delle dimensioni 🙂
My_May dice
Oggi, tra il video "esilarante" di Matteo Morreale e il big bang a due dimensioni (cos'è? la teoria darwiana dell'universo?) sono un po' confuso. Ma è Mosca Mosca o periferia-periferia? 😀