D'accordo, io ho già votato. E va bene, ho anche postato un video comico come contributo alla campagna elettorale. Epperò ho anche qualcosa di vagamente più serio da dire, qualcosa che mi è venuto fuori da una discussione con i soliti amichetti italiani più o meno sinistrorsi con cui mi accompagno. Lo sproloquio che segue è venuto fuori quando qualcuno se n'è uscito con il trito "turiamoci il naso e votiamo piuttosto che lasciare la maggioranza silenziosa decidere per noi".
Allora, mi sa che questa cosa del "turarsi il naso" ci ha toccati nel tempo più o meno tutti. Però devo dire che oggi non mi convince più tanto, e inizia a sembrarmi un discorso un po' "di comodo": forse sono invecchiato e non sono più radicale come a 19 anni, ma credo di aver alla fine interiorizzato il fatto che l'azione politica è l'esercizio dell'arte del compromesso, e non l'occasione per sbandierare i propri principi immacolati dall'alto di una torre.
Non mi illudo: nessuna formazione politica che si presenta alle elezioni oggi (o negli ultimi dieci anni) rappresenta perfettamente il mio modo di sognare la società, o i valoria cui aderisco e le cose in cui credo. Ma per certi versi è un bene che sia così, altrimenti avremmo una scheda larga come la mappa del Wisconsin con 746 partitini, che passerebbero la vita a discutere a colpi di "distinguo" le proprie linee politiche "lievemente diverse". E alla fine nessuno governerebbe mai, perché governare é in primo luogo sporcarsi le mani e saper parlare a sindacati e confindustria, a studenti e professori, a commercianti e salariati, a vecchietti conservatori e giovani rivoluzionari. E il punto proprio questo: lo scopo di un'elezione è selezionare chi governerà (e governerà tutto il paese), non fare dichiarazioni di principio. Per questo sono convinto della necessità di fare uno sforzo aggregatore, e sappiamo bene che aggregare vuol dire per forza rinunciare a qualcosa, e discutere, negoziare, trovare punti di intesa.
Io non sono un piccolo imprenditore nè un commerciante, ma credo che il partito per cui voto debba poter e saper dialogare anche con le categorie sociali lontane da quella a cui appartengo, e sono ben conscio che questo significherà per forza fare dei passi indietro rispetto a quello che amerei dicesse e facesse se rappresentasse solo gli operai, gli studenti di dottorato o i valsusini. Cappero, la visioni d'insieme è necessaria per fare il mestiere di amministratore! Per il resto ci sono i circoli culturali, le lobby e i gruppi di pressioni: loro si che possono e devono esprimere ad alta voce gli interessi di parte...
Per cui, ecco lo spot elettorale: il PD è lontano da essere perfetto (e non lo nego, candida certamente facce impresentabili, come per altro molti degli altri partiti di area democratico-sinistrata), ma nella mia umile opinione ha almeno il merito di aver tentato questo sforzo aggregatore senza arroccarsi su posizioni immutabili, e di aver (tentato di) costruire una forza potenzialmente di governo prima delle elezioni (se non si è capito, ero e rimango un fautore del maggioritario: la piaga del proporzionale ci ha regalato anni di pentapartito, che, grazie, mi sono bastati). Poi è chiaro che all'interno di una formazione politica del genere possono e devono esistere delle "correnti". Tirarsi fuori e fare le anime belle invece è solo un esercizio di stile.
Naso Turato dice
sai che non volevo fare l'anima bella ma solo invitare a non lasciare che gli altri decidano per noi ... peraltro mi ha fatto piacere che abbia colto l'occasione per questa bella tirata (che è tutt'altro che uno sproloquio)
Domenica sarò a votare (beato tu che hai potuto farlo con le preferenze)
Paola dice
Mi ritrovo totalmente d'accordo, soprattutto sull'aspetto di "partecipazione": ho sempre pensato che se un ambiente/paese/gruppo che ti sta a cuore inizia ad andare alla deriva rispetto a cio' che tu pensi sia giusto la cosa corretta da fare sia rimboccarsi le maniche e lavorare dall'interno, piuttosto che andarsene sbattendo la porta.