Tramite l'Oca Sapiens mi sono imbattuto nel blog di Stefano Zapperi, che insieme a Francesco Sylos Labini ha messo insieme un bello studio sulla composizione demografica dei docenti universitari italiani, i meccanismi di reclutamento e le loro conseguenze:
La struttura demografica dei docenti universitari italiani rivela molte delle patologie da cui è affetta la nostra università: i docenti italiani sono di gran lunga più vecchi di quelli degli altri paesi ed i giovano trovano enormi difficoltà ad inserirsi, con la precarizzazione del lavoro che ne consegue. Il fenomeno più inquietante è però dovuto alle assunzioni ope legis avvenute in passato che hanno creato uno tsunami demografico i cui effetti, se non si interviene prontamente, saranno devastanti anche nei prossimi anni.
Le cose che scrivono sono illuminanti sullo stato dell'università italiana, le proposte che fanno ragionevoli: lettura consigliata a chiunque sia del mestiere, o sia sensibile alla questione della ricerca in Italia. Lo tsunami dell'università italiana è ben visualizzato dall'impressionante grafico della distribuzione dell'età dei docenti universitari, e della sua evoluzione nel tempo tra il 1999 e il 2004. Eccolo qui:
Mario Ferrero dice
professori ultrasettantacinquenni ancora in organico?
al confronto la classe politica italiana sembra un manipolo di ragazzini imberbi ... e poi si stupiscono della fuga di cervelli
Marco dice
La legislazione attuale sul pensionamento dei professori universitari non aiuta! La storia è più o meno questa: un Regio Decreto del 1933 fissa la loro età pensionabile a 75 anni; nel 1950 viene introdotta la collocazione fuori ruolo a 70 anni e la pensione definitiva a 75; l'età di collocamento fuori ruolo viene abbassata a 60 dalla legge 382 del 1980, che abbassa anche l'età della pensione a 70; la legge 230 del 1990 ristabilisce la normativa precedente, definendo "opzionale" il collocamento fuori ruolo a 65 anni; il decreto legge 503 del 1992 permette ai dipendenti dello Stato di rimanere in servizio per un ulteriore biennio oltre il limite di età, innalzando l'età di permanenza in ruolo dei professori universitari a 72 anni; infine la riforma Moratti (203/2005) abolisce la permanenza fuori ruolo e fissa nuovamente a 70 anni l'età della pensione, ma questo non cambia nulla, visto che la norma si applica solo ai nuovi assunti 🙂
E poi, al di là dell'età dei professori, bisognerebbe parlare anche di chi insegna cosa: perché i corsi generali (materia assestata da decenni, niente informazione di punta) sono affidati a ricercatori e associati (che dovrebbero essere quello che fanno ricerca), mentre sono le cariatidi che ricerca non ne fanno da parecchio a tenere i corsi specialistici?
burrasca dice
Natura provvede!
Dal grafico si evince che:
si formano di tanto in tanto dei picchi, che poi, vivaddio, vanno a infrangersi sulla riva del mare, o si potrebbe dire, di Acheronte.
A quel punto non si sopravvive più.
Le sentenza della Giurisprudenza magari richiedono tempo,
aspettano il primo, il secondo, il terzo grado di giudizio,
la legge sul condono, quella sull'indulto, sulla prescrizione dei termini, la Grazia, le nuove elezioni con le nuove maggioranze, il nuovo Presidente della Repubblica, l'istruttoria del Ministro...
Le sentenza delle Realtà, verso i settantacique anni, non hanno appello!
E' un po' come la vita!
burrasca dice
Come mai il mio messaggio sopra non compare fra i commenti recenti?
Marco dice
Perche` era rimasto intrappolato nella moderazione automatica per motivi misteriosi. Capita.
burrasca dice
Forse ero rimsto momentaneamente intrappolato fra i cattivi per qualche espressione un po' troppo forte che mi era sfuggita?
Comunque Grazie Marco, di avermi "riammesso"!
:o)