Sono rientrato a Ginevra dopo aver partecipato al Roverway, dove con Irene abbiamo aiutato Matteo (Bergamini) a tenere una bottega di fotografia creativa.
Ci sarebbe molto da raccontare sull' evento, e chissà che prima o poi non trovi il tempo di scrivere qualcosa di quello che mi frulla in testa (in ordine sparso e incompleto dal paniere dei pensieri: l'omofobia dell'Agesci, la censura sistematica delle voci dissidenti, l'appiattimento becero filo-CEI dei vertici associativi, il presenzialismo degli adulti in un evento dedicato ai giovani, la disorganizzazione e i problemi di comunicazione, la discutibile qualità di alcuni contenuti dell'evento, il suo piano di comunicazione, e certamente la bellezza di stare - di nuovo, ancora - tra i ragazzi a fare).
Siccome però mi pagano per fare il fisico delle particelle e non il fustigatore di costumi scout, mi limito a citare qualche parola di Don Ciotti, detta in questa forma al Consiglio Generale 2006 e sostanzialmente ripetuta a una delle tavole rotonde del Roverway di sabato 12 (andate un po' deserte a causa della pioggia). Dedicate a chi nello scoutismo italiano ha paura di lasciare spazio ai giovani perchè "non sono pronti", e crede di aiutarli a crescere chiudendoli in gabbie di parole e promesse.
Mi sono arrabbiato perché ho sentito dire, e sento ancora oggi che si dice ai giovani: voi siete il nostro futuro. I giovani sono il nostro presente. La società in tutte le sue espressioni investe oggi, non domani, per creare le condizioni di questa attenzione, perché si possa costruire, con un loro sano protagonismo e una loro sana partecipazione, il futuro. Ma è oggi che la nostra società deve scommettere sui nostri ragazzi.
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