La prima sveglia suona ormai alle 6:30. Se fossi da solo, potrebbe essere anche un po' più tardi, e più tardi lo era in un passato recente, anche con Giulia da accompagnare a scuola; ma, con la maturità che arriva alla fine dell'anno, le mattine ospitano ormai un perenne timore di arrivare in ritardo a quei frequentissimi compiti in classe che formeranno il control continue. Una casa già in movimento sembra aiutare a carburare l'adolescenza sonnolenta ma ansiosa, e allora mi alzo un po' prima, e inizio a riempire la casa di rumori, tra bagno, camera da letto e cucina. Irene mi ha soprannominato "The Noise", e va bene così: quei rumori sono segno di movimento e vita, e c'è bisogno di entrambi.
A seconda del periodo questa prima sveglia cambia, ma è praticamente sempre una canzone con una delicata introduzione di chitarra. Durante le scuole medie di Giulia è stata a lungo "Why Worry" dei Dire Straits, rimpiazzata dopo il Giro del Monviso da "Slow Dancing in a Burning Room" di John Mayer, che era la canzone che ci tirava giù dalle brande dei rifugi la mattina:
oppure da "Gravity" dello stesso Mayer, che è stato per un po' la mia passione chitarristica:
Mentre il peso della giornata ci si carica sulle spalle, che siano uno zaino pieno di libri o una borsa zeppa di pensieri che caotici si contendono i sentieri tra cuore, stomaco e cervello, mi pare faccia bene prendersela con la gravità: stattene lontana da me, maledetta forza che hai trascinato giù uomini ben migliori di me, tienimi a galla dove c'è la luce...
Oh gravity, stay the hell away from me
Oh gravity has taken better men than me
How can that be?
Just keep me where the light is...
Da qualche mese la prima sveglia della mattina è diventata invece "If Wishes Were Horses" di James Hill, in questa specifica versione, registrata dal vivo nel granaio con la moglie al violoncello:
Proprio perché si tratta di questa specifica versione, la sveglia parte proprio con il rumore della pioggia sui prati e il tetto. A me piace molto, mi pare si mescoli bene con quella bellissima frase iniziale della canzone che parla della fine annunciata dell'estate, e del "primo arrossire dell'autunno sulle guance di aceri e frassini". Qui l'autunno arriva sempre più tardi, e a inizio novembre si inizia appena a vedere il rosso delle foglie: è quasi come se l'estate fosse finita solo l'altro ieri, e invece tra un attimo inizia l'Avvento, e quasi non ce ne siamo accorti. A Irene lo scroscio di pioggia che proclama l'inizio della giornata piace decisamente meno, dice che la fa sobbalzare sul letto peggio delle prime note dell'ukulele.
I don't like my chances
Of puttin' her beauty in words
But I'll give it a try:
Her eyes were as blue as
A Hank Williams song
And her voice is like an old lullaby
Forse la prossima sveglia dovrebbe essere un pezzo di Hank Williams, e magari lo scivolare della chitarra slide passerà più indolore sul risveglio nel buio.
Anche la seconda sveglia è stata anticipata, adesso suona alle 7:20, in tempo per ricordarci che c'è ancora un gruzzoletto di una decina di minuti, buoni per fare le ultime cose prima di uscire di casa. Da un po' è diventata "Electric Gypsy" di Andy Timmons: niente parole, solo una chitarra che però canta come se avesse una voce sua. Io la seguo canticchiando, spesso con lo spazzolino da denti in bocca (ouin ouin wan wan unaninan... uananii wan won ouin uan...) e mi sembra proprio che dica: forza, andiamo, certo non è facile e mai banale, ma ne hai ancora la forza, la voglia, il coraggio, anche se fuori fa buio e freddo, e le foglie del ciliegio sono ormai tutte cadute. La seconda sveglia suona la versione dell'album, quella del link lì sopra, perché alle 7:20 del mattino è bene uscire dalla porta di casa spinti da un bel riff di chitarra, ma la mia versione preferita resta questa, tanto per come la chitarra di Andy è struggente, tanto per l'assolo di basso all'inizio che, se non è certo adatto per la sveglia, è molto bello.