Lo Special Breakthrough Prize 2016 per la fisica fondamentale è stato assegnato ai tre padri fondatori di LIGO, per la scoperta delle onde gravitazionali. Per chi non lo sapesse, i Breakthrough Prize sono stati istituiti nel 2012 da Yuri Milner, un ricco imprenditore russo che è anche un fisico di formazione, e che dunque, oltre a un sacco di soldi, ha anche una certa simpatia per la disciplina.
La notizia del premio dato a Drever, Thorne e Weiss non sarebbe di per sé particolarmente scioccante. La precedente edizione dello Special Breakthrough Prize era stata infatti assegnata nel 2013, tra gli altri, ai portavoce presenti e passati degli esperimenti ATLAS e CMS per la scoperta del bosone di Higgs: un premio ai rappresentanti delle grandi collaborazioni che fanno avanzare il lato sperimentale delle fisica fondamentale di oggi non è dunque una novità. La novità, piuttosto dirompente, di questo premio, sta invece nella piccola postilla qui sotto:
A Special Breakthrough Prize in Fundamental Physics was awarded to 1015 scientists and engineers contributing to the detection of gravitational waves announced in February of 2016.
Non solo i padri fondatori hanno ottenuto un riconoscimento, ma anche tutti i membri della collaborazione, che porteranno a casa, oltre la gloria, una somma in denaro. Fatti i conti in tasca ai colleghi, stiamo parlando di circa un migliaio di dollari a testa: una cifra che non è certo comparabile a quella che riceveranno i singoli premiati, ma è già qualcosa.
Si tratta di una "prima" nella storia dei premi scientifici. Come forse sapete, ad esempio, il Premio Nobel viene tradizionalmente assegnato solo a singole persone, e di regola a non più di tre, di certo non a collaborazioni mastodontiche. Nel 2013, in occasione del Nobel per la scoperta del bosone di Higgs, qualcuno aveva sperato in una sterzata dell'Accademia svedese. Alla fine invece il premio era andato ad Higgs e Englert, due dei fisici teorici autori nel 1964 del meccanismo di Higgs. Noi fisici sperimentali avevamo dovuto accontentarci della menzione d'onore presente nella motivazione del premio, e, qualche tempo prima, di un simpatico PDF stampabile da parte della Società Europea di Fisica.
L'assegnazione di un premio per un'importante scoperta scientifica è una questione delicata. La fisica sperimentale moderna è fatta principalmente da collaborazioni molto numerose, composte da migliaia di persone. Far emergere in modo equo il contributo di ognuno è un problema al quale non abbiamo ancora trovato una soluzione efficace. È evidente che non tutti i collaboratori contribuiscono allo stesso modo alla produzione di un certo risultato. D'altra parte, è anche vero che i programmi di ricerca dei grandi esperimenti sono talmente vasti che nessuno può prevedere da dove arriverà la scoperta che ribalterà il tavolo. Nel caso questo succedesse, è giusto che tutti ne condividano la gloria, anche se erano impegnati in altri rami meno fertili del programma. Per esempio, io ho avuto la fortuna di contribuire direttamente alla ricerca e scoperta del bosone di Higgs, ma in ATLAS non ho mai partecipato a una ricerca di nuove particelle supersimmetriche. Come penso che l'onore della scoperta del bosone di Higgs vada condiviso anche con i miei colleghi che nel 2012 cercavano tracce di SUSY, così, se mai saltasse fuori un gluino o uno stop, mi sentirei altrettanto artefice (e meritevole) dei plausi.
Come se non bastasse, la scoperta di un nuovo fenomeno fisico nei dati di un grande esperimento non è fatta soltanto da chi quei dati li analizza, una volta che siano stati raccolti, ripuliti, processati e calibrati. È chiaro che il famoso grafico finale non sarebbe possibile, senza il contributo di chi ha costruito e installato il rivelatore, e di chi lo ha fatto andare, magari preoccupandosi di questioni "mondane" come il raffreddamento dell'elettronica o le fughe di gas o la velocità delle CPU che hanno processato i dati. Non a caso gli articoli di ATLAS, CMS o LIGO/VIRGO sono sempre firmati da tutte le collaborazioni.
Il problema del riconoscimento personale però resta, specie (ma non solo!) per i collaboratori più giovani che sono ancora alla ricerca di un posto permanente. Dentro ATLAS ultimamente stiamo sperimentando un database che dovrebbe tenere una traccia puntuale di tutti i contributi. Purtroppo si tratta di un collezione solo interna, utile probabilmente a selezionare in modo più accurato chi andrà a presentare cosa alla prossima conferenza (e andare a presentare a una conferenza è uno dei modi che abbiamo per dare un po' di visibilità personale a qualcuno, anche se, pure in questo ambito, esistono equilibri da rispettare, e le presenze sono più o meno equamente distribuite nel tempo), non pero' consultabile da qualcuno che ti voglia reclutare per un posto di lavoro. Nel nostro campo la consapevolezza dei contributi personali resta ancora legata all'inchiesta informale (ti presenti per una posizione da post-doc da me? Andrò a chiedere ai tuoi collaboratori o al tuo supervisore che cosa hai davvero fatto) e alla buona fede di quanto viene dichiarato nei CV. Cosa che chiaramente lascia aperta la porta a una certa dose di arbitrio.
Ci sarebbe poi da dire che, nonostante la vulgata dica che ogni contributo sia egualmente importante (e chi controlla la temperatura dell'elettronica del rivelatore vale quanto chi fa l'ultimo grafico da presentare al comitato del Nobel), alla prova dei fatti non è davvero così. Le grandi collaborazioni sono anche fatte di lavori fondamentali, ma un po' ingrati e certamente lontani dai riflettori, che spesso per questo stesso motivo languono per mancanza di contributi, nonostante i continui appelli del management. Non passa riunione che qualcuno non si lamenti per la mancanza di contributi a una o all'altra attività tecnica o di servizio, e che vengano promesse ricompense ai volenterosi. Fare il famoso ultimo grafico resta la scelta preferita dai più, e, purtroppo, spesso anche quella più proficua in termini di avanzamento di carriera.
Per ovviare un po' al problema, recentemente ATLAS si è inventata gli Outstanding Achievement Awards, con cui premia esplicitamente singoli che si siano distinti per attività fondamentali "al servizio della Collaborazione". È un passo in avanti, speriamo che iniziative simili prendano piede anche altrove.
Il che mi riporta alla questione dello Special Breakthrough Prize. Nel 2013 gli ex portavoce di ATLAS, Fabiola Gianotti e Peter Jenni, accettarono il premio, e fecero poi un gran bel gesto. Con i fondi ricevuti istituirono una borsa di studio per studenti di dottorato che venissero a fare la loro ricerca in ATLAS. Sebbene non direttamente a tutti, il premio è stato dunque "ridistribuito" alla Collaborazione. Le parole di Fabiola in quell'occasione la dicono lunga su come si possa accettare di essere premiati in quanto leader di una grande organizzazione di successo, e allo stesso tempo passare il messaggio che il proprio successo personale è il successo di molti.
Ricordo inoltre che in quell'occasione c'era stata qualche polemica nei confronti degli ex portavoce di CMS, che invece non avevano pensato di destinare la loro parte del premio per un'iniziativa "ridistribuiva" simile. Ognuno ha le sue motivazioni, e sarebbe presuntuoso da parte mia pretendere di poter leggere nella testa e nei cuori delle persone. È certo che servire come spokesperson di una collaborazione come ATLAS e CMS è un'impresa dura e faticosa, che comporta molti sacrifici personali. Un premio del genere potrebbe essere stato percepito da qualcuno come una giusta ricompensa per l'impegno sovrumano investito nell'impresa. Non è forse la scelta che mi piace pensare avrei fatto io, ma ha comunque una sua logica. E, a onor del vero, non tutti gli ex-spokesperson degli esperimenti di LHC hanno uno stipendio da dipendente CERN. Insomma, probabilmente ognuno ha diritto di scegliere che eredità lasciare.
Quanto a me, che dire? Un migliaio di dollari a riconoscimento della scoperta del bosone di Higgs non mi avrebbero disgustato: all'epoca ci avrei volentieri pagato le sospensioni nuove dell'automobile! Vorrà dire che dovremo cercare di scoprire qualcos'altro di nuovo. Speriamo.
Juhan dice
Probabilmente sono OT (al solito) ma ecco: http://www.poesieracconti.it/poesie/a/bertold-brecht/tebe-dalle-sette-porte
Spero valgano i link nei commenti (e non essere troppo OT).
Marco dice
No no, mi sembra piatto In Topic, grazie 😉 (i commenti con link vanno in moderazione perché non si sa mai)
Andrea Giammanco dice
Mi ricorda le polemiche feroci che scoppiarono nel 2030 quando il Nobel fu assegnato, per la scoperta delle Hidden Valleys alcuni anni prima, a due membri dell'esperimento L3P che non erano neanche parte del management:
https://heavystablechargedparticles.wordpress.com/2016/11/02/5-nuddu-ammiscatu-cu-nenti/
Marco dice
@Andrea: questo è un subdolissimo tentativo di backlink hijacking 🙂 ma siccome mi stai simpatico e la tua storiella del futuro mi piace ti approvo ;-P
Lorenzo dice
Io credo che esistono campi dove ormai i risultati si possono ottenere solo attraverso la collaborazione di molte persone. Questa parte mi ricorda molto la frase presente nella home page di google scholar: "Sali sulle spalle dei giganti ", ricavata dalla famosa frase di Isaac Newton: "Se ho visto più lontano è perché sono salito sulle spalle dei giganti che mi hanno preceduto". In questo caso i giganti e chi è sulle spalle sono contemporanei (esempio del cern).
lallo dice
Vorrà dire che dovremo cercare di scoprire qualcos'altro di nuovo. Ad esempio: https://www.sciencedaily.com/releases/2016/01/160108083918.htm
lallo dice
aggiungo che la data 1 aprile
https://arxiv.org/abs/1504.00333
desta sempre sospetto....
Marco dice
Mah, non ho letto l'articolo, ma la pubblicazione sembra legit (il che non significa che non possa essere un volo pindarico, ma dire che non è un pesce d'Aprile)
Andrea Giammanco dice
Vedo solo adesso questo... Si', e' assolutamente legit, ho invitato qualche mese fa l'autore (che conosco da anni) a dare un seminario al mio istituto ed e' stato interessantissimo. Pero' credo che la scelta del primo aprile per la sottomissione non sia stata casuale, perche' l'autore e' in uno stato quantico di sovrapposizione tra "amused" e "pissed off" all'attitudine generale dei colleghi sull'argomento. In pratica la prima reazione e' sempre "ma sara' mica un crackpot?", poi quando ha finito di spiegare di che si tratta diventa "ah vabbe', ma e' banale" 🙂