Non credo di poter essere definito essere un videogiocatore accanito. Certo, durante la mia infanzia ho passato ore e consumato pollici sui Game&Watch della Nintendo (il mio - perché ne possedevo solo uno, da scambiare con quegli altri di proprietà dei cugini - era Fire!, probabilmente uno dei più famosi), ma non ho ma avuto una console, e ho dovuto aspettare l'inizio dell'università perché un personal computer entrasse in casa. A quel punto, però, complice la curiosità per il mezzo e una crescente attitudine geek, i videogiochi hanno iniziato ad accompagnare discretamente la mia vita.
Dico "discretamente", perché il tempo da dedicare all'attività video-ludica è sempre stato poco, e gli altri interessi altrettanto sviluppati. Inutile negarlo, c'è una certa incompatibilità tra il diventare un hardcore gamer, e voler allo stesso tempo studiare fisica, fare il capo scout, suonare in un gruppo, andare in montagna, fotografare il mondo, avere una fidanzata, e così via. Ma, nonostante l'impegno saltuario dedicato all'attività videoludica, il mezzo mi ha sempre affascinato, in particolare per le sue potenzialità narrative. L'altra sera mi sono ritrovato a pensare che, esattamente come potrei citare musiche o canzoni associate a eventi particolari della mia esistenza senziente, allo stesso modo ci sono video-giochi specifici che associo a periodi ben definiti. Non tutti i giochi che ho affrontato hanno lasciato lo stesso segno indelebile, per alcuni però il marchio resta, anche a decenni di distanza.
Il primo vero gioco per computer che ho amato è stato Indiana Jones e il destino di Atlantide. Era il 1995, facevo il caporeparto scout per la prima volta, e i quattro floppy disk del gioco mi furono passati, insieme alla fotocopia del manuale necessaria per superare la schermata iniziale del gioco, da Paola, allora scolta del mio gruppo che faceva servizio con me. Fu una folgorazione, e l'inizio della mia passione per le avventure grafiche. Tra il 1995 e il 1996 ho giocato e rigiocato Indiana Jones e il mistero di Atlantide in tutte le combinazione possibili. Ricordo persino di aver scritto uno script di lancio in linguaggio batch di DOS che salvava e rimpiazzava automaticamente i salvataggi in funzione del giocatore selezionato, in modo che mia sorella, mio fratello ed io potessimo giocare in parallelo senza sovrascrivere i rispettivi avanzamenti. Nel bel mezzo dell'avventura ho anche perso la fidanzata di allora e conosciuto Irene. Lei non è mai riuscita ad andare oltre le prime schermate di Indy, e continua tutt'ora a guardare le mie (sempre più brevi) incursioni video-ludiche con aria di sospetto e di rimprovero. La colpa deve essere stata anche mia successiva infatuazione per i first person shooter.
Se aveste incontrato il mio amico Andrea per strada una sera del 1998, avreste probabilmente cambiato marciapiede: cranio rasato, aria cattiva, una stazza pericolosamente imponente ricoperta da una buona quantità di cuoio e borchie. Ad Andrea le avventure grafiche non erano mai interessate, troppo intellettuali e lente. Sparare al buio contro mostri orripilanti ascoltando musica metal, invece, faceva decisamente di più al caso suo. La prima volta che ho messo le mani su Doom è stato a casa sua, sul suo 486 con scheda audio (aveva una scheda audio! Nel 1997!) collegata allo stereo. Io stavo scrivendo la tesi di laurea, e mi serviva qualcosa per evacuare lo stress. Al tempo c'era chi, per assolvere allo stesso scopo liberatorio, giocava a Supaplex nella piccionaia dell'istituto vecchio di Via Giuria. Io, la sera tardi, una volta chiuso l'editor di Latex, preferivo partire per Phobos armato di fucile, e sventrare qualche alieno. Le incursioni su Marte bardato da marine cazzuto mi hanno aiutato ad arrivare in fondo: a fine marzo 1998 avevo massacrato la testa di John Romero, saldata una pila sulla motherboard e installato 4 Mb di RAM aggiuntivi al mio povero 486 per farci girare anche Quake 1, conseguito una laurea in fisica col massimo dei voti, ed ero pronto per partire per il CERN per un anno con una borsa di studio. A Irene i giochi sul computer continuavano a non piacere.
Durante il dottorato a Milano, all'inizio del nuovo millennio, condividevo l'ufficio con Leonardo. Nel corso di quegli anni, Leonardo è diventato un buon amico, un eccellente fisico, ed un affidabile spacciatore di videogiochi. Se durante l'anno al CERN non avevo più toccato una tastiera e un mouse se non per lavorare, a Milano, tra un'analisi e l'altra, Leo mi ha introdotto alle gioie ed i dolori dei giochi strategici in tempo reale. Il periodo del dottorato è segnato da una passione compulsiva per Age of Empire e Caesar 3. Ricordo benissimo le notti passate all'ostello del CERN condividendo la stanza con Leo, e affrontando lo stesso scenario di Caesar in parallelo, in attesa che arrivasse il momento di tornare in shift.
Leonardo è anche colpevole di avermi passato Half Life, riaccendendo la mia voglia di maciullare alieni con una sbarra di metallo (e come privarsi di una simile esperienza durante il dottorato, se il protagonista del gioco è un dottore in fisica?), e di aver condiviso l'installazione clandestina di un server di Doom e Quake sulle macchine dell'Università di Milano (bucate senza vergogna per avere ai privilegi necessari: ah, che colabrodo erano i kernel dell'epoca!). Su quell'installazione ci sfidavamo in deathmatch più ilari che mortali durante le pause pranzo, scontri ai quali peraltro partecipava anche un serio ricercatore INFN, fino all'anno scorso direttore della sezione INFN di Milano. Che non si dica poi che i videogiochi fanno male alla carriera.
Silvia, un'amica della mia amica Elisa, per un certo periodo aveva lavorato nell'industria dei videogiochi. Per della ragioni che non ricordo nel dettaglio, Elisa non era interessata ai giochi che Silvia le regalava, e un giorno ha deciso di sbarazzarsene passandoli a me. Mi sono ritrovato tra le mani diverse scatole, tra cui quella di Riven. Non avevo giocato a Myst, ma sono rimasto intrappolato tra i mondi nascosti nei libri inventati dai fratelli Miller. Ho finito il dottorato, ho finito Riven, Irene ed io ci siamo sposati, lei è andata a lavorare per un anno in Mozambico ed io al CERN. Lì, per sconfiggere la solitudine, ho esplorato le ere del primo Myst e quelle di Myst 3: Exile. Irene è poi rientrata dal Mozambico, la vita è proseguita, e un paio d'anni dopo, mentre aspettavamo Giulia, ero ancora in viaggio per i mondi di Myst 4: Revelations. Myst e i suoi seguiti sono state le ultime avventure grafiche per computer che mi abbiano veramente appassionato (e ne ho giocate - o provato a giocare - ben altre: Still Life, la serie di Syberia, ...): onestamente, all'inizio degli anni 2000, il genere aveva definitivamente perso lo smalto. Da parte mia, alla fine del 2007 è arrivata Giulia, e una ben diversa avventura è cominciata.
Se qualcuno di voi ha la fortuna di essere genitore, conoscerà certamente il desiderio di condividere con i proprio figli le proprio passioni dell'infanzia. Con certe cose è facile: leggere insieme i nostri libri di bambini, ascoltare la musica amata, giocare con i giocattoli sopravvissuti. Ma i videogiochi? Quando Giulia ha cominciato a interessarsi a questi schermi su cui la sua mamma ed io passiamo così tanto tempo, mi sono chiesto se fosse possibile, prima o poi, farla ridere quanto ho riso io seguendo Indiana Jones o Guybrush Threepwood. E ho scoperto in fretta che si può fare, perché il sottobosco degli emulatori è ben popolato e attivo. Quando Giulia ha compiuto quattro anni, con la scusa di preparare il terreno, ho installato ScummVM sul mio portatile, e rigiocato avidamente a Indiana Jones, Monkey Island 1 e 2, Broken Sword 1 e 2, Beneath a Steel Sky e persino a Loom (e, mi spiace dirlo avendoli amati molto, non tutti sono invecchiati bene allo stesso modo). Quest'anno, la settimana prima di Pasqua, Giulia ha fatto un campo con la scuola ambientato nell'universo di Indiana Jones: l'occasione era troppo ghiotta, e le ho mostrato le schermate iniziali dell'avventura grafica. La curiosità c'è, e credo che non manchi molto al momento in cui potremo giocarci insieme. Sempre che Irene ce lo permetta, naturalmente.
Se prima era poco, oggi il tempo per giocare sul computer è ancora meno. Il lavoro che faccio mi assorbe quanto sapete, e nel tempo libero che non dedico alla famiglia cerco di scrivere qui e altrove, e per scelta non tengo giochi sullo smartphone. Quando ho però scoperto l'esistenza di Sword & Sworcery, non ho resistito. Era la primavera del 2011, e avevo appena vinto il concorso del CNRS: ho deciso che potevo concedermi un premio, che mi meritavo un nuovo mondo da esplorare e una storia da raccontare giocando. Il gioco è stato un'esperienza fulminante: il miscuglio di grafica pixellata retrò, modalità di gioco moderna, e storia profonda e intrigante come un'adventure d'altri tempi valevano decisamente la pena. È finita che ho persino comprato la colonna sonora di Jim Guthrie.
Gli ultimi mesi sono stati difficili, per ragioni che non ho voglia di raccontare su queste pagine. Io penso che, quando c'è un dolore da accudire nell'attesa che si affievolisca, aiuta avere un luogo bello dove andare a rifugiarsi. Non si tratta di scappare dalla realtà, anzi, è un modo per coltivare la speranza che esista un domani meno faticoso, più ottimista, anche quando la quotidianità sembra negare questa possibilità. Nella maggior parte dei casi mi basta un sentiero in montagna, o un libro. Con Irene, negli ultimi tempi siamo andati a accomodarci tra le vicende dello staff presidenziale di The West Wing, i cui protagonisti sono diventati una compagnia di buoni amici la cui arguzia, intelligenza e integrità è consolante. Irene, poi, legge e rilegge gli script delle puntate, nutrendo il suo desiderio insaziabile di buone parole e buoni pensieri. Io, invece, ho pensato che fosse arrivato il momento per un nuovo videogioco. La scelta è stata semplice: come ai tempi della tesi di laurea, sentivo il bisogno di muovermi in uno spazio tridimensionale con un fucile in mano. Pensandoci bene, però, non avevo per niente voglia di (troppa) violenza gratuita: una settimana fa ho dunque comprato, installato e iniziato a giocare a Portal. Da quello che ho visto finora, è certamente un gioco geniale (per un fisico, poi, in particolare!). Non so ancora come andrà a finire: gioco a spizzichi e bocconi, e lentamente. Ma una cosa è chiara: lascerà il segno, come tutte le cose della vita, e non sarà l'ultimo gioco che affronterò. The cake is a lie.
Matteo dice
Portal e Portal 2 sono sicuramente due di quei videogiochi che quando vengono portati a termine, lasciano dentro qualcosa di più del semplice divertimento. In bocca al lupo, e occhio alla torta 😉
Nicola Maggi dice
Ammettilo, che la prima cosa che hai fatto è stata di sparare un portale sopra di te ed un altro ai tuoi piedi 😛
Luca dice
M'hai fatto comprare il mio primo gioco per smartphone 🙂 (Sword & Sworcery, era un po' che lo seguivo e non mi decidevo a prenderlo).
In bocca al lupo per tutto il resto!
paolo dice
Grandissimo Monkey Island ... Oggi gioco a StarCraft II ( solo in pausa pranzo, purtroppo !!). Se lo provi non lo abbandoni più !
Marco dice
@Paolo: cosa ti fa pensare che non abbia giocato s Starcraft (il primo, a dire il vero)? Quella li sopra è una selezione rappresentativa di quello che mi ha segnato, ma ti assicuro che nel periodo degli strategici real-time ho passato praticamente tutti i principali sul mercato 🙂
minstrel dice
Preistorik 2 no? 🙂
Per il resto mi hai fatto tornare bambino... come posso non ringraziarti?!
Buon cammino!
juhan dice
Post superlativo!
"ho dovuto aspettare l'inizio dell'università perché un personal computer entrasse in casa" questo mi ha stupito! E pensare che i PC erano già molto diffusi.
Invece io che sono vecchio sono stato relativamente immune (OK, Doom mi piaceva per come gestiva la grafica, allora). Adesso sto leggendo REAMDE e non riesco a appassionarmi a T'Rain.
Marco dice
@Juhan: ebbene si, ho sbavato dietro a Commeodore, Amiga e Spectrum vari senza mai averne posseduto uno. Ho programmato in BASIC e giocato solo a casa dei compagni di scuola. Per un momento ho rischiato di venire in possesso di un Apple 2, ma mio papà non era convinto. È un ingegnere, lavorava tutto il giorno su mainframe, non credo che all'epoca comprendesse il senso di un personal computer, che vedeva solo come una macchina per giocare (neanche ci fosse qualcosa di sbagliato). Con l'iscrizione a fisica, non ci sono più state scuse... In compenso, prima sono diventato molto bravo a battere i tasti della Lettera 32 di casa 🙂
Pasquale dice
Seguo il tuo blog da un po', con avida attenzione ai tuoi post, ma mai me ne sarei aspettato uno del genere.
Sono un laureando in astrofisica ed appassionato di avventure grafiche, forse non a livello di quelli piu' accaniti, ma i must li ho finiti tutti (in particolare non me ne sono fatto sfuggire uno di quelli prodotti dalla ormai defunta Lucas).
In effetti non e' semplice portare avanti in parallelo questi due aspetti (la vita universitaria e quella videoludica), tanto piu' che sto continuando a gestire un forum sulle avventure, nato piu' di dieci anni fa con il supporto di un mio amico delle medie, e recentemente ho deciso di crearne uno di fisica per scambiare pareri ed informazioni con altri con lo stesso pallino e, se riesco, dare anche una mano a qualcuno.
Ma sara' un caso, e' proprio nei momenti piu' impegnativi (la preparazione di un esame tosto o la stesura della tesi, ad esempio) che arriva questa invincibile tentazione di intraprendere la strada verso un mondo fantastico, che si tramuta inevitabilmente nei primi passi su quel percorso, con gran "felicita'" della mia ragazza XD.
Marco dice
@Pasquale: link, link, sono curioso di vedere i tuoi forum... 🙂
Pasquale dice
Prima quello vecchio 😛
http://www.miworld.eu/forum
Ha subito molte modifiche durante questi anni, addirittura, a causa di un disguido tecnico, i post piu' vecchi del 2005 sono andati persi. Attualmente e' un po' latente, anche a causa del fatto che non ho piu' cosi' tanto tempo per tenerlo vivo in prima persona, ma se se ne creano le condizioni (qualcuno che chiede aiuto, informazioni, avvenimenti particolari come quelli accaduti recentemente, ecc...), c'e' ancora evidenza di frenetica attivita'.
Ed ora quello piu' nuovo:
http://www.fisicait.altervista.org/forum
Avevo deciso di crearlo con alcuni colleghi di altre universita' conosciuti in rete, in particolare su IRC, ma sembra che io sia il solo a considerare la cosa seriamente.
L'aspetto e' un po' scarno ma, a dispetto dell'estetica, ho tentato di inserire qualche topic curioso o di "utilita'" (alcuni dei quali vado abbastanza fiero 8) ), perlopiu' di argomenti che riguardano il mio corso di studi (tendente alla cosmologia).
Spero ti piacciano 😉
Alberto Ferrero dice
Tira un aria familiare: fisica, il vecchio istituto di via Pietro Giuria (questo poi addirittura "famigliare"), i videogiochi… Anche io mi cimento (tanto o poco: va a periodi) con qualche gioco, soprattutto avventure grafiche. Anzi quasi esclusivamente: a differenza tua, Marco, non penso che il genere abbia perso il suo smalto. Mi piacciono poco gli sparatutto e affini (a eccezione forse del primo "Call of Duty") e non ho mai affrontato giochi di strategia (alla "StarCraft", per intenderci). In realtà ci sono arrivato abbastanza tardi, superati abbondantemente i quaranta, pur essendomi divertito come tanti con i due primi Doom e poco altro negli anni '90. Le adventures sono dunque una scoperta relativamente recente.
Sono passato anche io per i primi tre Myst (anzi il terzo, Myst III, è stata la prima AG che ho fatto, poi Riven e poi il primo Myst), proseguendo con i due bellissimi (secondo me, ma non solo) "Syberia", la serie dei "Dark Fall", il distopico "The Moment of Silence", passando per i brividi di "Scratches - Graffi mortali" e dei due "Darkness Within", ecc… ecc… ecc…
E con un paio di amici ne stiamo realizzando una (di (mini)avventura grafica)… 🙂
Giulio dice
Io sono stato un giocatore accanitissimo per tutta l'adolescenza, per poi tagliare di molto la dose una volta raggiunta l'Università quando, complice il passaggio a Linux per cui si trovavano pochissimi giochi e il dual boot era troppo sforzo.
Tra i giochi che mi hanno segnato di più citerei Deus Ex e Planescape: Torment. Te li consiglierei, ma sono investimenti di ore significativi (e poi non vedo giochi di ruolo nella tua lista, quindi magari non vanno per il tuo palato).
Sto tornando a giocare ora durante il PhD, a causa dell'esplosione del gaming su Linux.
La responsabilità di questo è in gran parte dei giochi indipendenti, di http://humblebundle.com , e di Valve che finalmente ha portato Steam e tutti i propri giochi anche sul pinguino.
Così, anche io ho potuto apprezzare Sword & Sworcery.
Ora devi anche giocare a Braid.
Davvero un gioco intelligente, bello ed affascinante, con quel tocco di mistero che non guasta mai, ed un finale narrativamente geniale come minimo, che mescola le meccaniche del gioco alla narrazione per un ribaltamento di prospettiva sorprendente.
Se lo provi, facci sapere se ti piace 🙂
Marco dice
@Giulio: ho giocano a Deux Ex a suo tempo, ma senza finirlo (per ragioni di tempo e altri interessi), ma è vero, gli RPG su computer non mi hanno mai convinto molto, e più quella componente è elevata, più ne sono stato alla larga. Braid? Mmmm, sono troppo vecchio per un platformer 2D, credo che il Prince of Persia originale sia l'ultimo che ho toccato (ho provato di recente The Cave per affetto per Ron Gilbert, ma mi sono fermato prestissimo). Ma chissà, forse sono prevenuto.
Giulio dice
@Marco
Sei prevenutissimo 😉
Braid è un platformer grossomodo quanto Portal è uno shooter 🙂
(BTW, ho giocato sia il Portal 1 che il Portal 2 e sì, li trovo geniali)
Il platforming in Braid è essenzialmente banale, il punto sono i puzzle costruiti sulle dinamiche di controllo del tempo. Credo il parallelo con Portal sia, mutatis mutandis. sensato.
Fabiano dice
@Marco: mai giocato a Another World? Uscì un paio d'anni dopo Prince of Persia. Credo sia l'ultimo del genere a cui ho giocato io. Ricordo che la storia era intrigante: un fisico accende il suo acceleratore di particelle e alla prima collisione... BOOM! Finisce in un altro mondo.
Marco dice
@Fabiano: no, ma ho visto che recentemente ne anno fatto una versione per iOS che punto da un po'. Magari tra un po'...
Marco dice
@Giulio: TI prendo in parola 😛 Magari una volta finito Portal... e il libro!
Andrea dice
Post epico, da incorniciare 😀
Un must delle avventure grafiche, se non l'hai mai provato, è Grim Fandango, forse l'ultima avventura grafica della Lucas di un certo spessore.
Marco dice
@Andrea, ah, Grim Fandango... c'è l'ho li da tempo, ma farlo girare degnamente su una macchina moderna non è banale, e la ResidualVM non funziona così bene come ScummVM 🙁
Pasquale dice
ResidualVM è ancora in fase di rodaggio, anche se ho varie testimonianze di persone che sono riuscite a giocarci e finirlo con minimi problemi.
Andrea dice
@Marco: se hai problemi con residualVm scrivimi pure che posso provare a darti una mano (ho lavorato un po' col team di sviluppo). In genere per risolvere la maggior parte dei problemi basta usare il rendering software, purtroppo il rendered OpenGL è abbastanza datato e funziona male
My_May dice
Troppo dotti anche quando parlate di giochi :p
Io quando ho acquistato il mio primo computer ho chiaramente acquistato anche il primo gioco. Ma non avevo idea del mercato. Mi sono piaciuti però immediatamente i giochi di strategia tipo Age of empires (il primo fu davvero spettacolare, quello, per intenderci che porti una nazione dall'età della pietra alla guerra mondiale). Dello stesso genere non mi ha soddisfatto però civilization perchè è a turni (invece a me piace fare spostamenti in tempo reale). Molto tempo fa, prima del computer, trovai un gioco per playstation sempre di strategia e sempre non con il vincolo del turno, dove invece dovevi creare diverse città e collegarle fra loro. Bellissimo (anche se arrivati ad una certa complessità, si bloccava)! Purtroppo non ne ho trovato uno nemmeno simile a quello negli anni successivi ed anche city life non è assolutamente paragonabile. Era bellissimo perchè dovevi star attendo anche alla destinazione per esempio dei treni, soprattutto quelli merce. Succedeva infatti che la risorsa da trasportare finiva e i treni viaggiavano vuoti. Viaggiando vuoti si aveva una ricaduta nell'economia, quindi bisogna bloccarli, aspettare, dimezzarli ecc. Stesso discorso per i pullman, gli ospedali ecc. Siccome è passato tanto tempo, non ricordo il titolo di quel gioco... e se qualcuno ha in mente un gioco simile che non sia city life, me lo indichi, per favore 🙂
Francesca dice
L'assenza non era passata inosservata, mi dispiace per il brutto. Quanto ai giochi, pericolo! Ho giocato solo a Doom, tanto tempo fa, ma avevo infinitamente più tempo 🙁 Resta solo la voglia...
glorfindel dice
Mi ritrovo appieno nella scaletta dei giochi. Ho forse iniziato un po' prima con Indiana Jones a 12 anni e poi via. Broken Sword mi ha coinvolto ma mi sono incantato di fronte a Myst: Exile (e in particolare la parte di Amateria), il primo Myst che ho giocato seguito poi dal resto della saga.
Per variare un po' mi sento di consigliare Bioshock Infinite.
È un fps abbastanza semplice ma con una trama intricata e avvincente che lo rende veramente unico, personaggi profondi e una città, Columbia, semplicemente geniale. Riesce nell'intento, a mio parere estremamente difficile, di creare una trama convincente basata su paradossi temporali e universi paralleli. Un finale completamente inatteso completa il tutto e riporta alla mente aspetti e frasi inizialmente poco comprensibili ma che rivelano una costruzione intricata e affascinante.
La città di Columbia vola grazie alle scoperte di Rosalin Lutece: "Ho intrappolato l'atomo nell'aria. I colleghi chiamato il Campo Lutece "levitazione quantica", ma non è nulla di simile. I maghi levitano, i miei atomi semplicemente non cadono. Se un atomo può essere sospeso indefinitivamente, bene... perché non una mela? E dopo una mela perché non una città? ".
Se riuscirai a trovare il tempo e la voglia per giocarlo, mi piacerebbe avere un parere "scientifico" sulla trama e la struttura del gioco.
PS: Infinite è il terzo Bioshock. I primi due sono completamente scollegati da questo e si svolgono nella distopica Rapture, città sottomarina nata dalla visione utopistica di Andrew Ryan e precipitata nel disastro. Ambientazioni perfette, colonna sonora coinvolgente e una trama piena di colpi di scena almeno per il primo capitolo. Il secondo meno.
Arathorn dice
Il gioco che mi ha segnato è stato Ultima Online... il primo multiplayer...
Quanti ricordi... io e il mio Drago a far a fettine squadre di maledetti olandesi dalla connessione internet imbattibile... *sigh*
Antonio dice
Salve qualche settimana fa cercando informazioni su come fare per visitare il CERN mi sono imbattuto in questo blog, volevo farti i complimenti in quanto è molto interessante e ben fatto.
Riguardo ai videogiochi, essendo uno dei miei interessi, ti posso consigliare questi titoli, Bioshock 1 e Infinite, Civilization V, Shogun 2 Total War, X-Com -Enemy Unknown.
Poiché hai scritto che non ti piacciono i GDR ho evitato di suggerirti titoli che abbiano degli elementi di questo genere al loro interno.
Giuseppe dice
Io sono riuscito ad insegnare un po' di fisica a mio figlio (5 anni) usando Quantum Conundrum (uno degli autori ha avuto a che fare con Portal quindi sai cosa aspettarti) risolvendo assieme gli enigmi... Ora il piccolo mi dice di essere incuriosito da Monkey Island (anche se con la mamma si diverte con platform tipo Rayman e salta come un forsennato col Kinect)... Vedremo 🙂
Penso però che, come per i libri, sia importante anche spiegare ai cuccioli che un gioco può avere una bella storia che merita di essere goduta...
Riccardo dice
Cavoli Marco che nostalgia che mi fai venire, oltretutto la nostra storia videoludica è molto simile! Pure io ho cominciato con un 486 (Olivetti) e con titoli come Doom e Indiana Jones!
Però vedo che fra le avventure che citi non parli di Gabriel Knight, bhe ti consiglio caldamente il terzo capitolo della serie, sicuramente uno dei migliori nel suo genere e con una trama degna di un gran libro!
Martino dice
Caesar III è una MERAVIGLIA! Ci giocherei ancora adesso senza mai annoiarmi, ma non riesco a farlo girare sui "nuovi" mac os x, che sono Unix.
-Ste- dice
Ah, come capisco!
A parte la moglie, cui per fortuna piacciono i giochi di ruolo - soprattutto quelli da tavolo, ma senza disprezzare quelli su pc; almeno fino a qualche anno fa ed un paio di figli in meno, quando era arrivata 2 volte alla fine di neverwinter nights (senza riuscire a completarlo: avrà smesso per questo o per gli impegni di lavoro e famigliari?).
Un consiglio: non provare MAI civilization. Nessuno, dall'1 al 5. Profondissimo, ma veramente pericoloso, da ssumere a piccole dosi o si rischiano le notti in bianco.
Forse qualche rpg moderno -un po' real time strategy, un po' sparatutto, un po' avventura grafica, personaggi e sceneggiature di prim'ordine- come le serie mass effect, dragon age, l'ultimo deus ex o il vecchio star wars knights of the old republic, può piacere anche a chi non ama i GdR.
Concordo, sono un ottimo modo per affrontare qualche momento diverso nei periodi bui.
Auguri per tutto il resto
Alessandro Di Paolo dice
Ti consiglio vivamente Gemini Rue (ed ora che ho visto sul loro sito non e' l'unico http://www.wadjeteyegames.com/)
anche i giochi della http://amanita-design.net/ sono molto belli sopratutto machinarium
Buona giornata
Marco dice
@Alessandro: ho giocato a Machinarium e mi è piaciuto molto. Ho iniziato Botanicola ma invece mi sino stancato presto...
Dario dice
ho trovato per caso questo blog tramite feedly, mi ha colpito da subito: sono uno studente di fisica (a Milano, ho fatto anche un'esame con Leonardo) fuoricorso anche perché sono uno scout, ora faccio il maestro dei novizi.
In particolare in questo post ho trovato anche parecchi giochi in comune: Cesar III, Half-life, Beneath a steel sky, Sword and sworcery, Portal. Di quest'ultimo probabilmente già saprai che è stato "promosso" con l'idea che possa essere (http://www.teachwithportals.com/) uno strumento per insegnare la fisica
comunque mi rendo sempre di più conto di quanto spesso, quando due persone hanno una cosa in comune, poi scoprono di averne molte altre e di essere in fondo più simili di quanto si possa pensare. bolle cognitive? percorsi predeterminati? boh
Marco dice
Ciao Dario, e benvenuto! (Fuoricorso a causa degli scout non vale, lo sai, vero?)