Dopo qualche iniziale esitazione sul titolo con cui iniziare, ho attaccato il mio progetto di leggere tutti i romanzi fantascienza che hanno vinto sia il Premio Hugo che il Premio Nebula (o meglio, i 12 romanzi che non ancora letto) da Le Fontane del Paradiso, di Arthur C. Clarke (se non sapete chi è (era) Clarke, vi lascio andare a scoprirlo. Se non avete mai letto nulla di suo, iniziate certamente da Incontro con Rama, anch'esso nella lista dei doppi vincitori).
The Fountains Of Paradise è un romanzo del 1979, vincitore del Nebula nello stesso anno dell'Hugo nel 1980, e affronta un tema almeno apparentemente tecnologico: la costruzione di un ascensore orbitale per facilitare i viaggi spaziali. Paradossalmente, nonostante il contenuto appunto hard (nel senso della fantascienza), non ho trovato libro per nulla datato. Da una parte, grazie alla maestria di Clarke che, come i veri grandi del genere, descrive in modo parzialmente indefinito la tecnologia, evitando così di legarla troppo alle conoscenze del presente in cui scrive. Dall'altra, perché apparentemente il concetto stesso di ascensore orbitale è tutt'altro che un'idea peregrina, e viene studiata e discussa con una certa serietà ancora oggi, come di qualcosa che un giorno potrebbe veramente venir costruito.
Al di là dell'ascensore orbitale e delle vicende umane e professionali dell'ingegnere che punta a costruirlo, il libro in realtà è densissimo di spunti che, sebbene appena abbozzati con qualche riferimento, rendono il o sfondo della storia molto più vario e complesso, e fanno spesso riflettere. Al volo alcuni che mi sono rimasti impressi: la possibilità dell'unità della Terra in un unica entità politica, e le sue conseguenze; la migrazione verso altri pianeti del sistema solare - nello specifico, Marte - e la complessità delle relazioni tra le popolazioni e i governi delle colonie e del pianeta Madre; il ruolo (e la possibilità stessa) di religione e la spiritualità in un mondo che sia venuto a contatto con la realtà di altre civiltà aliene.
Quest'ultimo tema riemerge come un fiume carsico nel corso di tutti il romanzo (e l'ascensore stesso potrebbe anche venir interpretato come una metafora), a partire dall'epigrafe che apre il libro:
Politics and religion are obsolete; the time has come for science and spirituality.
(Politica e religione sono obsolete; è venuto il tempo di scienza e spiritualità).
Sri Jawaharlal Nehru,Primo ministro Indiano
passando per la relazione conflittuale tra la comunità di monaci che abita da millenni la montagna sul quale il protagonista vuole costruire l'ascensore spaziale, ma sopratutto attraverso tutte le riflessioni scatenate dal passaggio per il Sistema Solare della sonda aliena Starglider (come sarà tradotto in italiano?), che irrompe nel bel mezzo del romanzo per scomparire un paio di capitoletti dopo, lasciando la scena immutata e nello stesso tempo completamente stravolta. La frase che ho trovato più stimolante è quella pronunciata a proposito da una delle figure secondarie della storia, un monaco che è anche un ex-scienziato, e che diventerà nel corso della storia un ex-monaco nuovamente scienziato:
Now that Starglider has effectively destroyed all traditional religions, we can at last pay serious attention to the concept of God.
(Adesso che il passaggio dello Starglider ha completamente distrutto ogni religione tradizionale, possiamo finalmente occuparci seriamente del concetto di Dio).
Che nella realtà siano passati o meno gli alieni, mi sembra ponga la ricerca spirituale in una prospettiva veramente interessante: una volta eliminati tutti gli strati legati all'elaborazione umana e culturale della spiritualità - qui etichettati semplicemente come religione - che cosa resta? E la ricerca spirituale stessa, forse persino la teologia, non è forse unicamente possibile eliminata la religione?
Luca dice
Mi hai fatto venire una voglia di leggerlo... Peccato che ho uno scaffale di libri in attesa. In ogni caso il rapporto tra scienza e religione è sempre molto interessante, e se aggiungiamo la scoperta di civiltà aliene lo diventa ancora di più. Dubito però del fatto che la scoperta di alieni possa annientare le religioni, se c'è ancora oggi il vicepresidente del CNR che dovrebbe essere uno scienziato ed invece parla come parla o che ci siano ancora persone che leggono l'oroscopo.
Marco Cagnotti dice
Starglider = Stellaplano, nella traduzione uscita moltissimi anni fa per Urania.
Questo romanzo è un piccolo, delizioso gioiello.
M.C.
"Nel frattempo, fra gli innumerevoli altri effetti esercitati sulla cultura umana, Stellaplano aveva portato a compimento un processo già molto sviluppato. Aveva messo fine ai miliardi di parole di pie sciocchezze con cui, per secoli, uomini apparentemente intelligenti si erano imputriditi il cervello."
Marco dice
Stellaplano?!? E quel delizioso glider che scivola silenzioso tra le stelle, dove va a finire?
Fabiano dice
Accidempoli se mi hai fatto venire voglia di leggerlo! Corro in libreria 😀
Lorenzo dice
Non so! Sarà che dopo le quasi 1400 di "Limit" (statene lontani), di ascensori spaziali ne ho piene le tasche, o forse è che anche il tema religione vs. scienza mi ha un pò stancato, devo dire che questo libro non mi attira per nulla!
Magari mi leggerò Incontro con Rama! A proposito scorrendo velocemente la trama sulla pagina di wikipedia si legge che il meteorite è caduto sulla pianura padana l'11/09/2077, ditemi per favore che qualcuno si è divertito a scrivere delle scemate!?
La versione inglese non sembra infatti riportare nulla di ciò!
Marco dice
@Lorenzo: le Fontane sono circa 350 pagine, vanno via piuttosto in fretta. Non che voglia consigliarti di leggerlo assolutamente, ma solo per chiarezza: non direi proprio che si tratta di un libro sul "rapporto tra religione e scienza". Piuttosto di un testo che, in maniera molto sottile, si interroga (anche) sul senso della ricerca spirituale nel momento in cui di voglia o ci si trovi obbligati dai fatti a sollevarsi dal mare della cultura religiosa. Incontro con Rama parte da presupposti simili (l'incontro con una misteriosa civiltà aliena, o meglio, con un suo artefatto vuoto) per estendere la riflessione in direzioni diverse.