Sabato mattina arriva in buca l'Economist, il cui abbonamento ho regalato ha Irene per Natale. Lo sfoglio velocemente e cosa trovo nella sezione Science and technology? Un bell'articolo sui presunti segnali del bosone di Higgs visti al Tevatron! Uno non legge per una settimana i blog di fisica delle particelle, ed ecco che le voci e le speculazioni che vivacchiavano nel sottobosco delle chiacchiere tra fisici si trasformano in un rumore definito e vengono captate dalle orecchie della stampa! Stampa di settore prima, e poi pure da quella che di mestiere si occupa di tutt'altro: ecco che ce le si ritrova depositate comodamente davanti a casa insieme con gli opuscoli del supermercato e le bollette. Che mondo.
Che cosa è successo? Chi volesse la storia completa può dedicarsi alla lettura degli ultimi post del blog di Tommaso Dorigo, accompagnati da quelli di John Conway su Cosmic Variance. Per i pigri, ecco un riassunto: a gennaio Conway mostra un "eccesso" di segnale nei dati di CDF che potrebbe essere attribuito al decadimento di un bosone di Higgs supersimmetrico in una coppia di leptoni tau corrispondenti a una massa di 160 GeV. Nulla di certo, si tratta si poco più di una fluttuazione, ma abbastanza da fare drizzare le orecchie ai fisici affamati (se fosse vera, per chiarirci, questa sarebbe una scoperta da Nobel) che su questo di ricerche hanno investito gli ultimi anni. Soprattutto a quelli - come il sottoscritto - che stringono gli ultimi bulloni degli esperimenti di LHC per lanciarsi nella caccia. Nulla di certo anche perchè D0, l'esperimento fratello di CDF al Tevatron, non vede nulla nella stessa posizione: roba dunque da farci due chiacchiere al caffè mentre si aspettano i nuovi dati. Ma le chiacchiere, invece che nelle sale di Fermilab, del CERN o delle università del mondo, questa volta si fanno (anche) sulla rete. E qui viene il bello.
Tommaso (Dorigo) fa qualche allusione un po' azzardata: se nei dati di Conway ci fosse veramente il bosone di Higgs, allora dovrebbe fare capolino anche da altre parti, per esempio nello spettro di massa delle coppie di jet originati da quark b, e lui quasi quasi suggerisce che in effetti sembrerebbe esserci. La discussione va avanti, John (Conway) fa due conti semplici semplici che smentiscono Tommaso e mostrano come nello spettro (quello qui sopra) non ci sia traccia di alcuna particella a 160 GeV, e via così. Tutto lecito e pure bello, peccato che, siccome queste chiacchiere viaggiano in chiaro sulla rete, qualche giornalista un po' avido di scoop le intercetta, fa un paio di telefonate, equivoca più o meno di proposito due o tre cose, ed ecco che escono prima un articolo su New Scientist, e poi persino sul numero dell'Economist che ho tolto dal cellophane ieri. Risultato: smentite a destra e manca, disclaimer vari, e qualcuno di CDF si arrabbia pure. Accidenti.
Che il confine tra pubblico e privato nell'era della rete fosse sempre più sottile mi era piuttosto chiaro, ma un esempio lampante e vicino come questo non mi era ancora capitato. Chi ha commesso l'errore? I fisici con un blog? Forse. Però onestamente credo che la responsabilità maggiore vada ai giornalisti, e al modo con cui non hanno verificato in modo opportuno le notizie. Specie quelle che hanno pescato sula rete. Penso soprattutto a quelli dell'Economist, che tra l'altro sembrano più interessati a insistere sulla competizione tra Stati Uniti ed Europa che al peso scientifico dell'eventuale scoperta. E che in modo un po' furbetto non mancano di piazzare nella pagina successiva un pezzo sull'opportunità di spendere un mezza barchetta di soldi per i nuovi acceleratori del futuro. Però è chiaro che anche ci scrive sulla rete ha delle responsabilità. Aiuto.
Tommaso Dorigo dice
Ciao Marco,
indeed, un caso lampante su cui riflettere.
Qualche commento:
- ovviamente i blogs hanno una funzione. Se non l'avessero, sarebbero additabili come inutile spreco di tempo, energia, e potenziale fonte di problemi per il loro carico di mezze verita', equivocabili, non verificabili, senza fonti, dette a titolo personale ma non si capisce poi quanto, eccetera. Purtroppo, questi problemi esistono, ma non offsettano il grande merito di rendere disponibile ai piu' una visione up-to-date di quello che succede nella ricerca fondamentale, permettendo di "riempire il gap" fra (mi cito a memoria) scientific journals e sports magazines (una cosa che l'Economist non potra' mai fare).
- in effetti, io ho fatto allusioni, ma non poi azzardate cosi' tanto. Ho sempre mantenuto chiaro che sono straconvinto si tratti di fluttuazioni e basta, e chi mi legge da un po' di tempo e non mi cita fuori contesto lo sa bene.
- Conway ha poi ammesso che in realta' ho ragione io sull'entita' del segnale che uno potrebbe attendersi a 160 GeV nel plot della Z->bb blessato da Donini il mese scorso - seguendo i tuoi links, i commenti ai posts lo mostrano. E in effetti io e lui siamo in contatto su questo argomento, lui ovviamente e' ora interessato allo stato finale bb.
- Quanto a chi in CDF si incazza pure, nascosto qui nel tuo blog ti posso confidare che c'e' perfino chi pensa di cambiare le bylaws di CDF per limitare il diritto di collaboratori a bloggare su risultati blessati! Come a dire "di discutere un plot di D0 non possiamo impedirgli, ma di CDF forse possiamo". Bah. Certa gente non capisce proprio come funziona la rete. Forse per loro la parola "blog anonimo" non esiste nemmeno nel vocabolario...
Cheers,
T.
Marco dice
Buongiorno Tommaso! Grazie per il commento... e anche per tutto il resto: sono perfettamente d'accordo sull'utilità dei blog anche nel campo delle scienze, e il tuo è fatto veramente parecchio bene.
Perdonami dunque l'azzardate 🙂 che è li per rendere l'idea dell'evoluzione della notizia. Io penso che si abbia il dirittto di riflettere "ad alta voce" sulle cose, e che sia comunque bene, ma evidentemente ci sono dei rischi. Per esempio quando tu scrivi "fluttuazione" io (e mille altri) capisco benissimo che cosa intendi, ma per i più questo non è chiaro, e come dimostrano i fatti tra le pagine dei blog passano anche (e sopratutto) i "più", non solo i fisici curiosi.
Per i lettori ignari: un risultato blessed (in inglese, "benedetto") è stato "approvato" dalla collaborazione in qualche modo (dipende dalle leggi interne del gruppo di ricercatori che la compongono), dunque prima o poi verrà pubblicato o presentato ufficialmente, e quindi (almeno in teoria) dovrebbe essere possibile mostrarlo e discuterlo in pubblico. Tommaso, progetti di passare alla clandestinità? 😉
Tommaso Dorigo dice
Ciao Marco,
ritorno a questo post dopo lungo tempo... E ti rispondo ora, meglio tardi che mai: aprire un blog anonimo mi e' passato per la testa in questi mesi, ma non ne vale la pena. Meglio rimanere responsabili delle proprie azioni... Piuttosto, lascio CDF e poi inizio a impallinarli 🙂
CIao
T.