Sabato e domenica ci siamo trovati con Elisa e Roberta in Val d'Aosta, per salire al Mont Gelè.
Il Mont Gelè si erge a 3518 metri tra la Svizzera e l'Italia, nella zona del Gran Combin. Lo abbiamo raggiunto salendo da Valpelline, lasciando le auto a Rouz e pernottando sabato notte al rifugio Crete Seche. La salita dal rifugio è abbastanza lunga ma non troppo faticosa, tranne forse i tratti di sfasciume per salire quella che un tempo era la sede del ghiacciaio dell'Aroletta, e che ora è solo più una morena di sassi e pietra (ieri sera ho controllato sulla guida del CAI del papà di Irene, è impressionante vedere come il ghiacciaio si sia ridotta. Un alpinista di Legnano che saliva per la sesta volta ci confermava di aver visto letteralmente sparire il ghiaccio negli anni).
Abbiamo trovato il ghiacciaio finale in buono stato, con un solo piccolissimo crepaccio, anche se si limita ormai a coprire solamente la base della cima che invece affiora rocciosa. I ramponi erano superflui per la salita, ma Irene ed io li abbiamo messi a scendere per maggiore sicurezza. La discesa è infinita, e ho più volte rimpianto di aver lasciato in auto i bastoncini. Il rifugio di Crete Seche è bello e accogliente, il gestore giovane e simpatico. ci siamo anche fermati a pranzo prima di riscendere alle auto.
Nota di colore: abbiamo portato Oliver con noi, che si è rivelato un ottimo cane-alpinista ma un pessimo cane-e-basta. Legato alla cuccia del rifugio ha abbaiato continuamente fino a quando - con animo sereno e rilassato 🙂 - per evitare le ire degli altri ospiti del rifugio lo abbiamo slegato e fatto dormire con me nello stanzino d'ingresso del rifugio (dormire è un eufemismo, diciamo sonnecchiare per periodi di 35 minuti tra le 23 e le 3 del mattino, interrotto dal cane che tentava di entrarmi nel saccoapelo). Soprannominato il "cane casinista" dalle compagnie presenti, dubito vedrà un altro rifugio molto presto, almeno in mia compagnia.
[…] di un fisico renitente Scienza e opinioni di frontiera « Mont Gelè Linee della morte […]